Sul gusto estetico si può disputare all’infinito, sulla trasparenza no. La Triennale ha gestito il concorso che ha selezionato il progetto della «Porta di Expo», in via di realizzazione a Cairoli. E il presidente della Triennale Claudio De Albertis, disposto ad accettare critiche sull’opera (valutazioni non proprio lusinghiere sono arrivate per esempio da Vittorio Sgarbi) trova invece «inaccettabili » le accuse di metodo (come il riferimento del critico Philippe Daverio alla scarsa trasparenza nelle cose di Expo).
Allora presidente De Albertis, cosa ne pensa di quel che è stato detto negli ultimi giorni?
«Storicamente tutte le opere architettoniche, anche le più importanti, sono sempre state accompagnate da critiche e polemiche, è tutto normale. Io vorrei solo che un giudizio fosse espresso a lavoro ultimato. Sarebbe un giudizio più equilibrato».
E lei che giudizio dà, esteticamente, del progetto in via di realizzazione?
«Io ricordo innanzitutto cos’era prima quella piazza, occupata da manufatti, tende di vario tipo, taxi. Uno spazio importante ma di risulta. Ora può piacere o no ma aspettiamo. Quel che non trovo corretto, invece, è contestare la trasparenza».
Com’è stato scelto il progetto? «Sono stati invitati 45 professionisti milanesi, che rappresentano la migliore professionalità nell’architettura. Su 45 invitati, 22 hanno presentato progetti, risultati di un grande impegno. La giuria era composta, oltre che da me, dal sovrintendente Artioli, da Ferruccio de Bortoli, da Gregotti, da Elio Fiorucci, dall’allora presidente dell’Ordine degli architetti Volpi, da Giuseppe Sala per Expo, il committente».
E la scelta?
«All’unanimità è stato scelto il progetto di un giovane professionista, Alessandro Scandurra. Ma tutti i progetti sono stati esposti in Triennale durante il Salone del mobile, per cui sono stati visti potenzialmente da 90mila visitatori; poi sono stati riprodotti in una pubblicazione diffusa in 5mila copie e infine pubblicati anche sul sito della Triennale. In tutte queste occasioni non è mai emersa alcuna critica, anzi c’era grande consenso».
E perché Daverio, che afferma di non aver visto i progetti, sostiene che nelle cose di Expo non c’è trasparenza?
«Dovreste chiederlo a lui. Forse in tutte le occasioni in cui sono stati visibili avrà avuto altri impegni, ma non è questo il punto. Certamente non si può dire che sia stata una cosa chiusa, la trasparenza è stata massima».
E, uscendo dalla porta di Expo, come esponente del mondo imprenditoriale, come vede questo veloce avvicinamento al 2015?
«Penso che le opere saranno ultimate e che ci sarà un’enorme quantità di visitatori. Ciò su cui si deve lavorare è il Fuori Expo, la capacità di far sì che la gente non venga all’Expo per poi scappare altrove.
C’è ancora molto da fare?
«C’è da mettere a fattor comune tutte queste energie. C’è da mettere in rete tutte queste offerte. E sarà una grande opportunità anche per le imprese».
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