Caro governo, vuoi davvero risparmiare? Ecco come si fa. Suona più o meno così la lezione che la Lombardia sfodera come controproposta ai tagli imposti da Roma. Una spendig review «made in Pirellone» che entra in contropiede a frenare la bozza in via di approvazione. A metterla a punto i vertici della Regione.
Ieri, in una riunione a porte chiuse a cui hanno partecipato il presidente Roberto Formigoni, il vice Andrea Gibelli, lassessore alla Sanità Luciano Bresciani e il super dirigente sanitario Carlo Lucchina, è stato messo a punto il piano alternativo per controbattere alle sforbiciate chieste dal ministero. Tagli che toglierebbero dalle casse della sanità lombarda 815 milioni di euro da qui al 2014 e che imporrebbero la chiusura di una ventina di piccoli ospedali (con meno di 80 posti letto) e punti nascita (con meno di 500 parti allanno). «Quella voluta dal ministero è una mattanza sociale» commenta lassessore Bresciani che si rifiuta categoricamente di chiudere gli ospedali. «Stiamo già riorganizzando la rete della sanità lombarda. Le cifre che risparmiamo noi vanno oltre i tagli e soprattutto non sacrificano la qualità dei servizi offerti». Un esempio? Le forniture, dalle protesi ai vari materiali medici. La bozza della spending review chiede di tagliare i contratti del 5%. Ma la Lombardia, pagando i fornitori entro 60 giorni, riesce a spuntare prezzi sui materiali che permettono di risparmiare ben oltre il 5% senza lesinare sulla qualità. Ad oggi già il 70% delle fatture viene evasa entro i due mesi ma lanno prossimo si imporrà a tutti i direttori generali delle aziende ospedaliere di rientrare entro quella scadenza con più del 90% dei pagamenti.
Punto numero due: gli ospedali. La linea non è quella di chiudere le corsie, semmai di accorparle riorganizzando la rete sanitaria. E con la sperimentazione degli ospedali a bassa intensità di cura (per i malati cronici e sub acuti), i costi giornalieri per ogni paziente passano da mille euro al giorno in ospedale a 190 euro. La Lombardia chiede anche di applicare i costi standard, che sarebbero l'antidoto migliore per evitare buchi di bilancio nelle regioni meno virtuose.
Prima che vengano tagliati 163 milioni nel 2012, 326 milioni nel 2013 e altrettanti nel 2014, la Regione corre ai ripari. «Se il Governo ci dice la cifra di cui ha bisogno, ci pensiamo noi a recuperarla - spiega Bresciani - ma con il nostro metodo. Rientrando nelle spese senza sacrificare i servizi».
La richiesta è quella di approfondire il caso Lombardia e capire che il tagliabile è già stato tagliato a differenza di parecchie altre regioni dove, per giunta, il costo pro capite della sanità è più altro dei 1.800 euro lombardi.
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