Il Carroccio lo difende: «Saprà spiegare». Il Pdl: «Garantisti»

Il Carroccio lo difende: «Saprà spiegare». Il Pdl: «Garantisti»

Davide Boni è il quarto politico a finire sotto inchiesta, nell’ufficio di presidenza del consiglio regionale. La notizia arriva al Pirellone nel giorno in cui l’aula è riunita. I lavori sono sospesi per il pranzo. Al rientro, si decide di continuare a seguire l’ordine del giorno, anche se il presidente del Consiglio regionale, il leghista Davide Boni, è iscritto nel registro degli indagati per una vicenda di corruzione. Dopo l’ex vicepresidente del consiglio, il pd Filippo Penati, i pdl Franco Nicoli Cristiani e Massimo Ponzoni, questa volta tocca all’esponente leghista.
Dall’opposizione tutti parlano di dimissioni e molti di ritorno alle urne. Ma il Pdl invita alla cautela. E il presidente della Regione, Roberto Formigoni, insiste sulle regole del garantismo, anche se non esclude che la Regione possa costituirsi parte civile: «Mi auguro che Davide Boni riesca presto a dimostrare la sua totale estraneità. Vale il principio della presunzione di innocenza fino a giudizio emesso». Ma se fossero dimostrati «atti dannosi nei confronti della Regione Lombardia, ci costituiremo parte civile come parte lesa: però attendiamo di sapere di più». Boni dovrebbe dimettersi? «Lascio questo alla sua valutazione, sono sicuro che saprà avere atteggiamenti coerenti». Sull’invito ad andare al voto che arriva dall’opposizione, Formigoni è tranchant: «Davvero vogliono lo scioglimento del consiglio regionale, oppure abbaiano molto perché sanno che c’è qualcuno che invece responsabilmente continuerà a tenere in vita una legislatura?».
Il Carroccio non molla il suo ex assessore. Il più cauto è il vicepresidente della Regione, il leghista Andrea Gibelli: «Spero che Boni darà informazioni coerenti con quello che ci attendiamo: dopo, come partito, faremo tutte le valutazioni del caso». Il lumbard Matteo Salvini lo difende a spada tratta su twitter: «Sono sicuro che saprà dimostrare la totale infondatezza delle accuse, in Lega non siamo abituati a fare o pensare certe cose». E al Tgcom24 aggiunge: «Non sono un complottista, ma posso dire che è sicuramente una coincidenza strana che si stia montando tutto un sistema intorno alla Lega, che è rimasta l’unica forza politica d’opposizione».
Sul profilo facebook di Boni piovono i messaggi di solidarietà del popolo leghista. «Ci vogliono eliminare», «ci fidiamo di te», «sarebbe come se crollasse il Duomo», «impossibile», sono alcune frasi dei fan. Lui ringrazia tutti e risponde: «Non mi arrendo».
L’opposizione è scatenata. C’è chi chiede a Boni un passo indietro dall’ufficio di presidenza, sulle orme di coloro che lo hanno preceduto nelle disavventure giudiziarie: è il caso dell’Udc. Ma Pd, Idv e Sel vanno oltre. E propongono lo scioglimento del consiglio regionale e il ritorno alle urne. Parla il capogruppo del Pd al Pirellone, Luca Gaffuri: «Chiediamo di andare al più presto al voto e da subito le dimissioni di Boni. La situazione è gravissima: dopo Nicoli Cristiani e Ponzoni, è il terzo assessore uscente della giunta Formigoni coinvolto in indagini». Il pd Carlo Spreafico, l’unico dell’ufficio di presidenza a non essere sotto inchiesta, si consola: «Nessuno è stato indagato per vicende legate al consiglio». Poi aggiunge: «Non siamo tutti uguali».
Interviene Antonio Di Pietro.

«È una vicenda gravissima su cui occorre fare luce e che dimostra come da Mani pulite a oggi non sia cambiato nulla» scrive sul suo blog il presidente dell’Idv. Via twitter arriva il commento caustico di Roberto Saviano: «Per Davide Boni non meritavo la cittadinanza milanese. Oggi è indagato per corruzione».

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