Cronaca locale

La Casa della cultura islamica aprirà la prima moschea

È l'unica offerta ammessa al bando per via Esterle Asfa: «Aperta a tutti, niente minareto». Lega contesta

La Casa della cultura islamica aprirà la prima moschea

«Incrocio le dita, purtroppo abbiamo un precedente molto brutto con la giunta Pisapia» ricorda Mahmoud Asfa, presidente del consiglio direttivo della Casa della cultura musulmana di via Padova 144 che già vinse il vecchio bando per trasformare gli ex bagni pubblici di via Esterle in una moschea ma nel 2016 il Comune annullò la gara, «impallata» dai ricorsi. A meno di sorprese, questa volta l'associazione islamica riceverà davvero le chiavi dell'immobile. Ieri si è riunita la Commissione di gara per aprire le uniche due buste depositate entro la scadenza. In palio c'era la concessione del diritto di superficie trentennale degli ex bagni di via Esterle 15/17 e del terreno di via Marignano (3.400 metri quadri) per finalità religiose. Il bando per l'area alla periferia sud-est di Milano è andato deserta. Ed è durato poco il derby tra comunità islamiche per via Esterle: oltre alla Casa della cultura, ammessa alla valutazione dell'offerta tecnica e poi a di quella economica nella prossima seduta pubblica, ha partecipato il Milan Muslim Center con sede in via Cavalcanti ma è stato escluso. Non ha effettuato il sopralluogo, uno dei requisiti obbligatori, e «non sembra avere tra gli scopi statutari l'esercizio dell'attività di culto come attività esclusiva e prevalente».

Asfa anticipa che l'associazione, premiata nel 2009 dall'allora sindaco Letizia Moratti con l'Ambrogino d'oro, non demolirà e ricostruirà nulla, «sarà un progetto di ristrutturazione. Nessun minareto, non è fondamentale». Sostiene che «una città internazionale come Milano, con 100mila musulmani residenti, deve avere un luogo degno e riconosciuto dallo Stato come tutte le comunità religiose, è sacrosanto». In via Padova 144 la comunità è sotto sfratto da 4 anni, il 7 luglio la prossima scadenza ma «speriamo nella proroga a questo punto. Abbiamo sempre pagato 10.500 euro ogni 3 mesi ma c'è un vecchio contenzioso presentato dall'ex vicesindaco De Corato sulla destinazione d'uso e non possiamo acquistare. La cifra per via Esterle è molto alta ma ci stiamo, abbiamo aperto un conto corrente dal 2015 e oltre 400 persone hanno già contribuito», esclude problemi sulla provenienza dei fondi, sui cui il bando chiedeva garanzie. Ci sarà una «grandissima sala dove donne e uomini potranno pregare insieme, un piccolo giardino per i bambini, spazi per i giovani, per corsi di italiano e arabo, sala conferenze. Sarà un luogo aperto a tutti, ogni confessione potrà venire a praticare il proprio credo». I costi per il restyling ammontavano a 1,4 milioni nel vecchio progetto (nella foto), che sarà completamente rivisto, «vorremo scendere a uno - dice -, i lavori dureranno 6 mesi». La «Casa» conta 3.500 iscritti, per la preghiera del venerdì organizza 5 turni con 500 fedeli ciascuno, «in via Esterle ne basteranno 2 o 3. Sottolinea i «buoni rapporti con la Diocesi, le istituzioni e il quartiere». Gli ex bagni sono occupati da un centro sociale. «Spero che il Comune trovi una soluzione - afferma Asfa - per entrare in modo pacifico ed evitare la guerra tra poveri».

Non mancano polemiche. «Non c'era bisogno di un veggente per indovinare che il bando sarebbe stato assegnato a una sigla musulmana - afferma il consigliere della Lega Samuele Piscina -. E la Casa della cultura musulmana è nota come moschea abusiva e c'è un contenzioso aperto col Comune per uso improprio dello stabile, presenterò un'interrogazione. Via Padova è fuori controllo e ad altissima densità di stranieri, creare una nuova moschea no crea integrazione ma un ghetto».

E Riccardo De Corato (FdI) chiede al Comune «di chiudere le 13 moschee abusive prima di concedere spazi».

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