Casalinghe disperate ecco come sopravvivere con una piega perfetta

Casalinghe disperate ecco come sopravvivere con una piega perfetta

Volumetto rosa: colore centrato, la nota più «in» della collezione crociera. Titolo da parrucchiera di un girone dantesco: «Donne con un diavolo per capello», Valentina Edizioni. Già, il parrucchiere dove sfolgorano i lati ultraterreni delle femmine, ché mettere mano ai loro capelli richiede una perfezione da cherubino più che fare un colpo in banca. Un sottotitolo, scritto come su un post-it: «Sopravvivere alla CRISI di nervi di ogni giorno mantenendo messa in piega e bon ton». Un'autrice, Giorgia Fantin Borghi, che non disdegna di servirsi della collaborazione di tante altre signore per dar vita ad una sorta d'agenda disegnata da Sara Vivan e fogli colorati in carta lucida, su cui la matita sottolinea bene.
I testi più intriganti sono sulle facciate verdi. In quelle bianche e rosa si può leggere come mandare sms e mail natalizie senza farsi passare per acciughe della rete, che assottigliano ogni grazia e rima per non fermarsi nell'oceano dei social network sforzandosi di redarre una frasina fuori dalle correnti della banalità. Il monito al ritorno dei bigliettini con neve, abeti e scoiattoli è una goduria. Chi è in partenza per la settimana bianca può apprendere come salvare l'eleganza sulle piste tra le code di famiglie e di istruttori, che non vedono l'ora di rifilarti sulla seggiovia a tre posti le piccole pesti sotto il casco. Chi invece ha un volo per i Caraibi può spulciare i consigli per comporre una valigia razionale e non impulsiva, funzionale, non strabordante di vanità e d'ansia, che poi sono la stessa cosa, insomma un trolley che assomigli più ad una gazzella che a tricheco. La lingua italiana scorre con tono da diario scolastico di una liceale, quasi ingenuo a tratti e a tratti epico. Di un'epica casalinga. A pagina 73: «Non curatevi più di tanto degli improperi in astruse lingue sconosciutissime. Per rispondere inventatevene uno voi: Imbranatencretinettenvaaciapàdiratt!».
La storia ci insegna che non ci sono parole di «bon ton» quanto «Supercalifragilistichespiralidoso», oppure «Salagadulamagicabulabibidibobidibu», oppure «Perdindirindi na». Che in ogni donna ci sia un po' di Mary Poppins, di fata Smemorina e di Rossella O'Hara sembrava una faccenda fiabesca passata in cavalleria in un'epoca in cui le signore vogliono assomigliare più a Lady Gogò, ogni mossa è lecita, o a Lady Magò, ogni mossa è perfida, che a Elizabeth di «Orgoglio e pregiudizio»; in anni in cui si è scambiato il «bon ton» per una marca di scatolette olenti di pesca invecchiata, quando prendere all'amo i loro signori richiedeva una pazienza da angelo pescatore e un guizzo da diavoletto inscritti fin dai tempi antichi nella dichiarazione ancora più sospirata da noi dame, «ti amo». Il volumetto rosa riprende il filo d'Arianna nel contemporaneo labirinto abitato da menadi senza regole. Le raccomandazioni al sorriso, persino quello telefonico, sfilano con la delizia di lucine natalizie in questo diario di giorni indaffarati. Donne, sorridete, siate solari, argute e fantasiose, in una parola belle e di peso. Non temete i chili del cervello. Una frase di Veronica Mariani: «Le donne sono parecchio comunicative e lacrimose.

Avere un capo donna fa loro intravvedere la possibilità di piangere in libertà (che bello! Lasciateci piangere che poi ci rialziamo sempre!)». Il consiglio della nonna: tenete sempre un fazzoletto con voi. Si potrebbe apporre una nota: meglio senza fazzoletto, vediamo se dall'altra parte esiste ancora un Rhett Butler di bon ton.

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