Case popolari a stranieri. Ultimatum del Comune Regione: "Eviti minacce"

Sala elimina il certificato sui beni all'estero e chiede di cambiare regole entro fine mese

Case popolari a stranieri. Ultimatum del Comune Regione: "Eviti minacce"

Ultimatum e minacce respinte al mittente. É braccio di ferro tra Comune e Regione sull'assegnazione degli alloggi popolari. A innescare la miccia l'assessore milanese alla Casa Gabriele Rabaiotti, che ha inviato due giorni fa una lettera all'omologo in Regione Stefano Bolognini per invitarlo a modificare «entro il 31 ottobre» il Regolamento del 2017 che «ha creato gravi criticità sul piano operativo e prodotto una drastica riduzione delle assegnazioni», per effetto dei nuovi meccanismi «siamo passati da 456 alloggi Mm assegnate tra gennaio e settembre 2019 a 148 nello stesso periodo del 2020». Il Pirellone ha introdotto due criteri - il vincolo della residenza di 5 anni nella Regione per partecipare ai bandi e l'obbligo per gli stranieri di presentare documenti del Paese di origine che attestino l'assenza di proprietà - per evitare che la quota maggiore degli alloggi, come è avvenuto per anni, andasse a immigrati appena arrivati in Lombardia. Il tribunale di Milano con ordinanza del 26 luglio ha accolto un ricorso definendo i criteri «illegittimi in quando discriminatori». La Regione ha presentato appello al Consiglio di Stato, quindi la partita non è chiusa, ma Rabaiotti ha annunciato ieri che il Comune «da subito non chiederà più il certificato di non possidenza, se il Consiglio di Stato darà ragione al Pirellone riapplicheremo il regolamento ma oggi ci adeguiamo all'ordinanza del tribunale. In attesa che gli stranieri in 5 giorni ci presentino documenti che sono difficili da reperire negli Stati d'origine non possiamo passare alla famiglia successiva in graduatoria». E poi c'è l'aut aut, la revisione del regolamento entro il 31 ottobre o - avvisa Rabaiotti - «procederemo con un nuovo bando integrativo in proprio, alle vecchie regole. Stiamo esaurendo la graduatoria e abbiamo già 300 alloggi pronti che potrebbero diventare 600 entro dicembre. Dobbiamo assegnarli a famiglie che ne hanno bisogno ed evitare che vengano occupati». Il Comune contesta anche il criterio che permette di scegliere fino a 5 località per l'alloggio. «Sta bloccando le assegnazioni sia di alloggi Mm che Aler». E «servono due graduatorie indipendenti tra le due aziende». Rabaiotti contesta i criteri con cui la Regione cerca di tutelare prima gli italiani e i residenti da lungo tempo. Il requisito dei 5 anni sarà ora trasformato da Regione in premialità. «É un orientamento politico su cui dissento profondamente - afferma -. Una legge sulla casa deve aiutarci a capire chi ha più bisogno tra chi fa domanda e non a escludere qualcuno di cui abbiamo in qualche modo timore o paura».

L'assessore Bolognini frena la giunta Sala: «Niente fughe in avanti. In tempi brevi Comuni e Aler saranno nelle condizioni di assegnare tutti gli alloggi contenuti negli avvisi e di pubblicare nuovi bandi. I proclami e le minacce sono fuori luogo e servono solo ad alzare inutilmente i toni». In questi mesi «c'è stata una fattiva collaborazione per risolvere alcuni temi che l'applicazione del regolamento ha sollevato, le soluzioni fanno già parte di un pacchetto di proposte di modifica da approvare e di altre già varate nei mesi scorsi», come «la possibilità di assegnare in deroga tutti gli alloggi Sap a disposizione anche per scongiurare il rischio occupazione, e sempre in deroga, è stato consentito di assegnare il doppio degli alloggi transitori». E avverte: «Il Comune non può attivare nuovi avvisi senza usare la piattaforma regionale, la strada indicata è tecnicamente impraticabile, oltre che gravosa per i cittadini».

L'assessore regionale alla Sicurezza Riccardo De Corato ricorda che «per le strade di Milano dormono in auto italiani di cui la giunta non si preoccupa, è più attenta a come riuscire ad assegnare case agli stranieri in tempi celeri».

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