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In causa per 4 centesimi di terra

L'incubo di due anziani coniugi per dimostrare la proprietà

Valore della faccenda: «reddito agrario 0,02», «reddito dominicale 0,02 euro». Quattro centesimi all'anno, compreso il reddito «dominicale», che complimenti a chi sa cos'è. Questo vale un minuscolo fazzoletto di «bosco ceduo» nel comune di Rho. Da sessant'anni, questo fazzoletto è in uso a una coppia di signori, per il semplice motivo che è all'interno di un loro terreno. Non lo coltivano, non ci fanno niente. É lì. Ma per sancire che è davvero loro hanno dovuto muoversi geometri e avvocati. E il 27 maggio 2015 si terrà un'udienza davanti al tribunale di Milano «ore di rito» (e anche qui complimenti a chi saprebbe indicarle sull'orologio) per stabilire se i coniugi abbiano diritto a quel terreno del valore di quattro centesimi. A occhio, l'inserzione su un quotidiano con cui il tribunale annunciava l'udienza sarà costata un 150mila volte in più della rendita del terreno. Tutto avviene nell'ambito delle norme sulla cosiddetta usucapione, secondo cui dopo un congruo numero di anni se un bene non viene rivendicato da nessuno diventa di proprietà di chi lo aveva in uso. Ma a colpire in questo caso è l'abisso tra il valore del bene e le procedure costose e farraginose che, sfidando l'era di Internet, regolano il suo passaggio di proprietà.

E più ancora colpisce il singolare senso della legalità che deve avere animato i due anziani coniugi. Quel terreno non ha padroni, avrebbero potuto tenerselo in eterno, e i loro figli dopo di loro. Ma nella Lombardia di una volta, queste cose non si facevano. Neanche per due centesimi.

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