Centrale choc: rissa a colpi di mannaia VIOLENZA Il tunisino curato con 50 punti di sutura, in cella un algerino irregolare

Foto d'archivio
Foto d'archivio

La sequenza delle immagini è agghiacciante, da film horror. E davvero non si capisce come, per quale fortunoso inconveniente, l'epilogo di una scena tanto violenta non sia stato un omicidio in piena regola. Eppure non sono preoccupanti le condizioni di salute del tunisino 39enne colpito al volto e al braccio con una mannaia da macellaio (la lama è lunga 30 centimetri) martedì sera lungo uno dei sottopassaggi della stazione Centrale. Certo, l'aggressione non è stata indolore e l'uomo, trasportato d'urgenza all'ospedale Niguarda, ora ha la bellezza di 50 punti di sutura sulla faccia. In compenso il suo aggressore, proprio grazie alle immagini delle telecamere di sorveglianza, è stato identificato, catturato e arrestato pochi minuti dopo l'assalto, dalla polizia ferroviaria che ora lo accusa di tentato omicidio.
L'emulo, per così dire, di Mada «Adam» Kabobo - il ghanese che a maggio dell'anno scorso uccise tre passanti a colpi di piccone in zona Niguarda - si chiama Abdel Kader Farth, è un algerino clandestino di 31 anni con precedenti e senza fissa dimora, noto frequentatore della Centrale dove pare abbia già dato in escandescenze in un passato non tanto remoto. Martedì intorno alle 23, in una galleria tra l'ingresso e il piano binari della stazione, ha incontrato il tunisino e i due hanno cominciato a litigare. Le ragioni, come sempre, sono sconosciute ma di scarsa importanza, di certo ampliate dalla notevole quantità di alcol che entrambi sembra si fossero scolati poco prima. Il diverbio a parole - come mostrano i fotogrammi di una delle 240 telecamere dello scalo milanese - dura davvero poco, giusto il tempo di far montare la rabbia in un uomo già alterato per altre, evidenti ragioni. Quindi, all'improvviso, l'algerino estrae da sotto la giacca la mannaia e si avventa sul tunisino più volte, fino all'arrivo degli agenti della Polfer che mettono in fuga il nordafricano. Gli agenti, infatti, avevano assistito all'aggressione sullo schermo e quindi sono arrivati sul posto in tempo reale. L'algerino, così, ha tentato la fuga, ma è stato inseguito fino in via Sammartini dove, dopo un parapiglia, i poliziotti lo hanno disarmato e gli hanno messo le manette. Il ferito, intanto, è stato soccorso dal 118 e, una volta medicato, denunciato perché clandestino.
«È andata veramente bene - confida un investigatore - perché a quell'ora e in quel sottopassaggio non c'era il viavai di gente che c'è invece nelle ore di punta. Altrimenti il terrore si sarebbe impadronito della folla e la situazione sarebbe diventata ingestibile, la cattura dell'algerino quanto meno complessa».
Il machete, l'ascia, la mannaia, il piccone. Sono armi utilizzate dagli stranieri, cinesi e africani in testa, ma non solo. Qualche mese fa, in un parco di via Livigno, un uomo dell'Est Europa aveva tentato di aggredire la compagna con un piccone. E a dicembre, sempre uno slavo, stavolta armato di machete, aveva rapinato una farmacia davanti a un gruppo di clienti terrorizzati. Era accaduto in via Forze Armate poco dopo le 19 del 28 dicembre. Quando un uomo in tuta grigia con passamontagna entrò nel negozio poco dopo le 19 armato di machete.

L'aggressore, descritto come alto circa un metro e 70 minacciò con il machete una farmacista di 47 anni per farsi consegnare l'incasso, poche centinaia di euro. Quindi il balordo fuggì a bordo di uno scooter. Nessuno rimase ferito, ma lo spavento fu enorme per tutti.

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