«Centrista perfetto» stanco di Renzi

Il presidente Ncd verso il centrodestra: «Qualche problema col governo»

Alberto Giannoni

Se a Milano c'è un volto del centrista perfetto, ha i tratti e la voce di Alessandro Bramati. L'attuale presidente del municipio 5 è il più alto in grado fra gli eletti di «Milano popolare» (insieme al consigliere comunale Matteo Forte). Ma non è solo una questione di gerarchie istituzionali: se rappresenta alla perfezione umori e destini politici di un pezzo di elettorato moderato-cattolico è per quel che dice, e per come lo dice. Quattro figli, 51 anni, da 15 in politica dopo una fase di militanza da studente alle superiori, da 35 anni in Comunione e liberazione, impegnato nel sociale, Bramati è un anti-personaggio in realtà: riservato, sobrio, amante della lettura e delle passeggiate in montagna e dei toni bassi, ha aderito a Ncd quando è nato il partito che a Milano è soprattutto di Maurizio Lupi. Ma - dice - «ho cercato di mantenere un percorso di equilibrio sulle cose che riguardavano il territorio». In zona - spiega - i miei rapporti non sono mai stati traumatici». Sarà per questo che, quando è stato scelto dal centrodestra come candidato presidente, è stato «voluto e accettato da tutti, anche dalla Lega». Ed è rispettato a sinistra. Con Stefano Parisi è stata intesa a prima vista. «È la figura che può tenere insieme tutta la nostra area. E lo dico con l'esperienza di questi mesi di campagna elettorale. Evidente che io ci sto a giovare la mia partita». «Sì, si ritorna al centrodestra - quindi - e a figure più affini alle nostra linea politica, che Parisi racchiude perfettamente». E Matteo Renzi col suo governo politico che si regge proprio sull'asse con Ncd? «Senza dirlo in politichese, qualche problema in più ce l'ho rispetto al governo di Enrico Letta - ammette - E con il referendum costituzionale si conclude un percorso di cambiamento». Si avvicina in effetti il giorno della verità: cosa fare quindi? «Non ho ancora deciso - rivela - Certo un segnale di cambiamento indurrebbe a essere favorevole.

E c'è tutto il percorso che è stato fatto in questi anni. Ma ci sono elementi i merito che vanno in controtendenza rispetto al nostro orientamento». Insomma, certe riforme «le avrei fatte meglio». Moderato sì, ma più chiaro di così...

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