Con un voto compatto della maggioranza di centrodestra e in un'aula semivuota per l'uscita dell'opposizione «giallorossa», la Regione Lombardia dà via libera alla richiesta di referendum elettorale.
Una prova di maturità del centrodestra. Una prova che non era scontata e che è stata raggiunta tenendo conto delle sue diverse anime. Pd e 5 Stelle, in mattinata, avevano abbandonato l'aula: «Hanno voluto trasformare il Consiglio in una succursale della sede della Lega - ha detto il capogruppo Pd Fabio Pizzul - negando ogni dibattito e approfondimento su un tema che riguarda la democrazia. Hanno agito sotto diktat di Salvini e questo è francamente intollerabile». E il capogruppo grillino ha bollato la richiesa come la «solita propaganda vuota della Lega a spese dei lombardi». L'«aventino» giallorosso ha facilitato il lavoro del centrodestra. E nel primo pomeriggio il tabellone del Consiglio regionale si è illuminato con 46 voti a favore su 48: gli unici a non partecipare alla votazione sono stati - come da prassi - il presidente Alessandro Fermi e il radicale Michele Usuelli, unico consigliere di opposizione a intervenire nella discussione.
Via libera, dunque. Tecnicamente, si tratta di uno dei cinque voti necessari entro il 30 settembre, affinché la Corte costituzionale possa essere chiamata a valutarne le legittimità. Politicamente è il più importante, almeno a giudizio dei capigruppo di Lega e Forza Italia. «Il centrodestra - ha detto il leghista Roberto Anelli - ha dimostrato una compattezza che solo in Lombardia è così ampia». E il collega azzurro Gianluca Comazzi ha sottolineato il significato politico di questa compattezza: «Solo se la Lombardia si spacca e torna a frammentarsi - ha detto rivolgendosi alla sinistra - potete giocarvi la vittoria alle regionali e alle politiche».
Il governatore Attilio Fontan ha partecipato alla seduta insieme alla sua giunta, praticamente al completo. «Oggi - ha detto - la Lombardia segna un nuovo passo avanti e si promuove non più solo come Regione di eccellenza ma anche come forza propositrice del cambiamento del Paese». Voto con «carattere emblematico» per Fontana. Analoga soddisfazione è stata manifestata dall'intera Lega - dal segretario regionale Paolo Grimoldi alla relatrice Alessandra Cappellari.
Anche le altre componenti della maggioranza di centrodestra hanno rivendicato il «sì», comprese le componenti del gruppo misto e di «Noi con l'Italia». Ma questa compattezza, va detto, è il risultato di un lavoro di «cucitura» fra le esigenze di tutti. Insieme al testo, infatti, sono stati votati tre ordini del giorno, due di Forza Italia e uno di Fratelli d'Italia, tutti approvati con la stessa maggioranza. Quello firmato da Franco Lucente, capogruppo di Fdi, chiede una quota maggioritaria e un premio di maggioranza capace di garantire alle elezioni la «possibilità di formare immediatamente un governo figlio della volontà popolare». Gli ordini del giorno firmati da Comazzi chiedono due cose, il presidenzialismo e «possibili correttivi» «che garantiscano le istanze di pluralismo, rappresentatività e governabilità».
L'iniziativa, discussa dal coordinatore Massimiliano Salini
con il «pari grado» leghista Grimoldi, verte proprio su un equilibrio fra la governabilità garantita dal maggioritario e i correttivi che assicurino la dignità di tutti i partiti. Il tema del momento, in casa centrodestra.
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