«La cosa buona è che dall'altra parte sono ancora più in ritardo». Un osservatore non neutrale sintetizza così la situazione, che vede il centrodestra ancora bloccato da due nodi intrecciati fra loro - la candidatura alle Regionali e la nomina dell'ad delle Olimpiadi - e la sinistra priva addirittura della capacità di definire anche solo il perimetro della coalizione, prima ancora dei nomi.
Ieri il leader della Lega e ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini ha provato a rimettere le caselle a posto, a Milano-Cortina e a Palazzo Lonbardia.
Mancano pochi mesi al voto in Lombardia, forse quattro, ma il presidente Attilio Fontana - al momento - non ha ancora un'investitura ufficiale del centrodestra. Sulla questione pende, come si sa, la mossa della vicepresidente Letizia Moratti, che rivendica il ruolo da protagonista assicurando che le era stato promesso al momento di entrare in giunta. Questo dualismo è noto, meno conosciuta la dinamica dei fatti che ha mandato per aria la nomina di Moratti ai vertici della Fondazione Olimpiadi. Sarebbe stata una scelta inattaccabile, visto il suo curriculum (ex sindaco, ex ministro e artefice di Expo) e oltretutto avrebbe sbloccato l'impasse sulle Regionali. «Bella idea!» ha ammesso non a caso lo stesso Fontana, «le sue capacità in merito a un evento internazionale sono state già dimostrate».
Qualcosa però è andato storto. La nomina, peraltro urgentissima, si è allontanata, se è vero che una smentita è arrivata perfino dal governo, con la prima nota ufficiale della presidenza del Consiglio targata Giorgia Meloni. La designazione, che sembrava cosa fatta alla domenica mattina, è parsa saltare poche ore dopo. Cosa sia successo non si sa, né è chiaro da chi sia partita la fuga di notizie. Le ricostruzioni divergono. Il sindaco Beppe Sala è stato il primo a contestare la scelta di colei che era sindaco al tempo in cui lui era direttore generale del Comune. «L'ha sentita questa mattina - ha rivelato ieri - Con Letizia Moratti ho lavorato, voglio avere rapporti buoni, ci vedremo anche per chiarire questo aspetto», «ma - ha spiegato - quello dell'ad è un ruolo che non può essere politicizzato. E la scelta di Moratti sarebbe stata politicizzata». «Qualcuno ci ha provato - ha aggiunto - anche per togliersi il problema che hanno con la Regione».
Un «no» che ora sembra naturale quello di Sala, eppure è difficile pensare che un sindaco, per quanto di Milano, possa aver bloccato una decisione presa dal governo e avallata da due Regioni, facendo leva sul parere - obbligatorio ma non vincolante - che deve esprimere. Più probabile che a Roma fossero già emerse contrarietà, forse da parte di chi ha poi fatto trapelare - per bruciarlo - il nome di Moratti. Altri riferiscono che l'interessata avrebbe inizialmente declinato l'offerta, puntando a un posto nel governo - si parlava con insistenza della Cultura - per poi accettarla quando ormai era troppo tardi. Altri ancora giurano che un'offerta vera e propria non ci sia mai stata.
Sta di fatto che la nomina ancora non c'è, e anche il nodo Regionali resta irrisolto. Anche per questo, ieri sera, Salvini ha riaperto la pratica: «Un profilo come quello di Moratti sarebbe la garanzia che le opere si facciano».
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