Che Guevara non basta: contro il compagno Sala centri sociali in piazza

Il sindaco ha esibito la t-shirt del comandante Ma gli autonomi preparano una «pentolata»

Luca Fazzo

Come prima, più di prima. Per quanto abbia strizzato l'occhio in campagna elettorale al mondo della sinistra-sinistra e dei centri sociali, a partire dalla mitica fotografia con maglietta del Che Guevara, Beppe Sala deve rassegnarsi in fretta. Al suo predecessore, Giuliano Pisapia, gli antagonisti avevano concesso qualche anno di fiducia, prima di considerarlo ufficialmente come un avversario. A lui, a mr.Expo, neanche il tempo di insediarsi davvero: e domani pomeriggio, a rovinare la prima riunione del nuovo consiglio comunale arriva il cacerolazo. Ovvero la «pentolata», il raduno a base di coperchi e casseruole battuti un contro l'altro, frastuono annunciato che da piazza Scala farà irruzione fin dentro Palazzo Marino, colonna sonora imprevista della prima seduta.

Ad annunciare il cacerolazo, i duri del centro sociale Cantiere, la roccaforte autonoma di viale Monte Rosa, uno tra i punti di ritrovo più antichi degli antagonisti milanesi. E più del fracasso delle pentole al neo-sindaco darà probabilmente fastidio il volantino che ha lanciato su Internet la mobilitazione, sotto il titolo Que se vajan todos, «Che ne ne vadano tutti». Fin qui poco male. Ma la grafica non lascia dubbi: è quella del Padrino. Per i centri sociali, il nuovo sindaco è come don Vito Corleone. Un Padrino che porta all'occhiello i simboli di Expo e del Pd. Un buon inizio, non c'è che dire.

Le analisi dei flussi elettorali avevano convinto lo staff di Sala che, alla fine, anche la Milano più gauchiste si fosse alla fine convertita al suo schieramento, appoggiandolo compatta al ballottaggio contro Stefano Parisi. Ma l'appoggio in cabina, se c'è stato, evidentemente è stato dato a malincuore, solo per non rischiare la riconsegna del Comune alla destra. Adesso, scampato il pericolo, l'universo della sinistra radicale si prepara a fare la guerra al sindaco. La pentolata di domani è solo un assaggio di quanto avverrà in autunno, quando su una serie di punti chiave, in particolare sul tema delle occupazioni abusive, Sala dovrà scegliere se far rispettare la legalità, come da promesse elettorali, o se cercare un dialogo con gli antagonisti. Augurandosi che dall'altra parte la disponibilità al dialogo ci sia: il manifesto che gli dà più o meno del mafioso non sembra benaugurante.

Qualche segnale di esplicito disamore era già venuto nei giorni scorsi, da una serie di dichiarazioni di esponenti di punta dell'ala sinistra dello schieramento, in occasione della formazione della giunta.

La scelta di Camerla Rozza cone assessore alla sicurezza era stata bollata come «sicuritaria», ovvero forcaiola; l'ex presidente del consigli comunale aveva parlato avuto parole ancora più pesanti sui metodi delle scelte. Ma finora si trattava di pacifico dissenso politico. Invece il cacerolazo di domani sembra il preannuncio di un autunno caldo sul fronte dell'ordine pubblico, se Sala non subirà i diktat degli antagonisti.

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