Chiese, tram e Campari La storia della città scritta sulle cartoline

Non solo monumenti e pubblicità: da fine '800 i biglietti illustrati mostrano i cambiamenti urbanistici del centro. Un collezionista li ha raccolti tutti in un libro. Con qualche sorpresa

Marco ZucchettiIl Duomo, il Castello, il Cenacolo e i Navigli. Forse San Siro. Se si raccogliessero le cartoline di Milano in vendita oggi, la storia della città si ridurrebbe a una guida turistica. Eppure non è sempre stato così. Anzi, dal 1890, quando a Milano venne affrancato il primo cartoncino illustrato autorizzato dal governo su imitazione delle Gruss Aus austriache, fino alla diffusione del telefono negli anni '50, le cartoline paesaggistiche sono state specchio fedele di ogni angolo della città, un mezzo di comunicazione rivoluzionario come Internet. Prezzi bassi, una infinita gamma di soggetti e un'enorme diffusione le hanno rese una miniera di informazioni. Tanto che, proprio seguendo il filo rosso dei «saluti da Milano», qualcuno ha provato a ricostruire la storia della città dell'ultimo secolo. Se poi a raccontarla con passione e dovizia di aneddoti è proprio Emilio Mazzocchi, l'autore di Le vie di Milano in cartolina, può capitare di perdere la cognizione del tempo. Bastano due chiacchiere davanti a un riso al salto della «Trattoria milanese» di via Santa Marta, proprio in quelle Cinque vie che portano «il più antico toponimo della città», e il passato ritorna all'improvviso: all'antipasto cita le cartoline di due sposini friulani in viaggio di nozze a Milano tra «tramvai» e «assensori» di fine '800; al primo descrive una delle chicche della sua collezione di oltre 6mila pezzi, un prototipo di cartolina-collage con diverse vedutine usato per mandare un messaggio criptato; al dolce spiega perché via Vittor Pisani è così larga: «Hanno costruito la Stazione Centrale fuori asse rispetto alla strada. Han dovuto abbattere gli edifici per allargarla a 60 metri». Insomma, dopo il caffè uno si aspetta di uscire e ritrovare lampioni a gas e carrozze a cavalli nella Milano che fu.Già, perché Emilio Mazzocchi imprenditore in pensione e numismatico «convertito» alle cartoline - non è solo un collezionista, ma è soprattutto un innamorato della storia milanese, tanto da aver comprato 1.500 libri per documentarsi prima di scrivere la sua splendida monografia illustrata, finora pubblicata purtroppo solo in via privata grazie all'aiuto del gruppo industriale Donelli: «Le fotografie cercano sempre il momento particolare spiega -. Le cartoline no: i fotografi ritraevano semplicemente una via, da Brera fino a Rogoredo. Poi proponevano lo scatto agli esercenti, che lo utilizzavano per farsi pubblicità. Per questo le cartoline sono un patrimonio visivo di quei cambiamenti urbanistici di cui leggiamo nelle carte catastali, dal Piano Beruto in poi». E spesso sono utili per ristabilire una verità storica perduta, come nel caso della targa che ricorda la vecchia Centrale Termoelettrica (la più grande d'Europa all'epoca, con la sua ciminiera «rivale» della Madonnina): «L'hanno messa sull'edificio della Rinascente, mentre dovrebbe trovarsi sul lato opposto di via Santa Radegonda, sul cinema Odeon». Il primo volume, dedicato a piazza Duomo, alla Galleria e alle strade tra via Orefici, via Dante e quel gioiello trascurato che è piazza San Sepolcro, non è però solo un testo di storia: è una carrellata di curiosità sul cuore pulsante della città. Le cartoline censurate della sommossa del pane del 1898, i portici ridotti a trincee di sacchi di sabbia durante i bombardamenti del '40, gli ultimi tram a cavalli e la «merenda di melodie» degli organetti ambulanti, fino alla piazza del Duomo di inizio Novecento, trafficata come piazzale Loreto oggi; e ancora gli interni del caffè Carminati dove ora c'è il Mc Donald's e del Gambrinus con le sue orchestre femminili, le cartoline pubblicitarie un po' truffaldine del traforo del Sempione o dell'hotel Metropole, quelle art nouveau del Camparino, del Biffi e delle gomme Kelly, quelle sarcastiche sull'edificio della Rinascente («L'è minga nanca brutt, ma saria mej ch'el fudess sotta tutt!»); fino alle storiche testimonianze delle svastiche davanti al Duomo, delle parate nella Piazza Ellittica oggi Cordusio, della demolizione del Rebecchino sforzesco e della «Manica lunga», sostituita dall'Arengario dopo il primo colpo di piccone dato da Mussolini. Ogni cartolina restituisce una Milano diversa, profumerie dove ci sono negozi di giocattoli, vecchie bottiglierie, torpedoni di turisti, insegne perdute, vestiti che si accorciano ogni lustro di più nonostante le remore cattoliche.

Tutti dettagli di un secolo appassionante con un'unica protagonista: Milano. Perché, come ricorda orgogliosamente la citazione in esergo, «persino i suoi cittadini ignorano la grandezza di Milano e di quanta ammirazione sia degna la nostra città».Le cartoline forse possono ricordarcelo.

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