«È stato un grandissimo visionario». Così Giuseppe Rotelli, il re della sanità privata scomparso venerdì scorso all'età di 68 anni, viene ricordato dal suo braccio destro, Gabriele Pelissero. Lui, che gli è stato a fianco per 30 anni, lo ha visto costruire un impero di 19 ospedali, affrontare crisi, investimenti e riorganizzazioni. E ripensa al piano sanitario che «l'amico visionario» scrisse negli anni Settanta. Un piano mai applicato nel pubblico, ma solo nel privato, che si è rivelato vincente e che tuttora sarebbe attuale. È ricordando la lungimiranza dell'imprenditore-fratello che Pelissero si rivolge alla platea presente nell'aula magna del San Donato per i funerali. Una folla di centinaia di persone, che hanno assistito alla cerimonia anche dall'esterno dell'aula grazie ai maxischermi installati per l'occasione.
Dal microfono a fianco della bara hanno parlato anche la moglie di Rotelli e i figli. Giulia, la più giovane, lo ricorda come «un guerriero coraggioso». E poi c'è Paolo, il primogenito, ora studente universitario in Francia. Sarà lui a ereditare la galassia di cliniche e ospedali. E, per precisa volontà del padre, sarà lui il primo ad affrontare la gavetta. A seguirlo, come «zio» amorevole, sarà proprio Pelissero. E poi ci sarà un altro «tutor»: Nicola Bedin, oggi ad del San Raffaele, che a sua volta ha seguito la «scuola Rotelli» per 9 anni: è l'uomo su cui l'imprenditore ha puntato per il rilancio dell'ospedale-Titanic, affossato sotto debiti e scandali. Da quando «sua sanità» Rotelli ha investito 405 milioni cash per rilevare l'istituto di Don Verzé, è stato Bedin a impostare il nuovo piano industriale. «Un uomo di regole e di fatti chiari - lo piange ora Bedin - di comportamenti rigorosi». La parola d'ordine per la gestione dell'impero rotelliano sarà «continuità» e l'intenzione è emersa chiaramente anche ieri, durante i funerali. Alla cerimonia erano presenti anche i rappresentanti di Rcs, l'avventura da cui Rotelli si era sfilato pochi giorni prima della morte: il presidente e l'amministratore delegato di Via Solferino, rispettivamente, Angelo Provasoli e Pietro Scott Jovane, Pier Gaetano Marchetti e il direttore Ferruccio De Bortoli.
«Ciao papà, sei stato un guerriero coraggioso»
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