Il ciclista senza regole? L'incubo dei pedoni

Il ciclista senza regole? L'incubo dei pedoni

«Prima di entrare, spesso fanno il gesto d'appoggiare la bicicletta al Duomo. Allora faccio presente ai ciclisti che non è corretto, che se intendono far visita alla Cattedrale, devono mettere la bici in un altro luogo per rispetto ad un principio di decoro. Non è corretto poter lasciare le due ruote dove si vuole» racconta Pierangelo Bianchi, una delle guardie che controlla il bon ton dei visitatori del monumento. Superficialità o maleducazione quella dei ciclopedoni che incappano in una poco beata indecenza? Ciclopedoni perché a cavallo del sellino le persone a Milano si comportano come se fossero a piedi. «Non hanno regole e a volte li prenderei proprio a schiaffi. Direi che sono maleducati» dichiara Lamberto Vaini. «Il problema dipende anche dall'amministrazione - continua -.È assurdo che una zona pedonabile, come il Cordusio, sia anche ciclabile. Si continua con questo miscuglio che non va bene, finché non succederà qualcosa di grave e allora qualcuno si scandalizzerà, senza tener conto che le cose erano già state annunciate da un malcostume dei ciclisti che viaggiano troppo disinvoltamente».
Se è vero che mancano le piste ciclabili, manca anche d'altro canto un galateo del ciclista, un manualetto interiore che li renda coscienti di maneggiare un'arma che può arrecare agli altri molto danno. «Un tempo a Milano c'erano due categorie su cui il cittadino poteva contare: i vigili e i tranvieri - specifica Ferruccio Cislaghi -. Due categorie che hanno assunto un atteggiamento ambiguo. In tutto agosto per il centro si sono visti pochi vigili e, se si sono visti, di fronte a un ciclista si giravano dall'altra parte». Eppure non sono pochi i passanti che si augurano che Milano diventi col tempo una città a misura delle due ruote. «E' ingiusto che un turista si fermi solo tra via Montenapoleone e via della Spiga, perché questo è il centro dello shopping e basta - sottolinea Marta Carlini, 24 anni, studentessa al Politecnico-. Credo che se fossimo capaci di diffondere una cultura della bicicletta, il visitatore potrebbe vedere anche la Milano bella, quella dei monumenti e soprattutto quella dei parchi. Questo non significa che i ciclisti possano scorrazzare anche in Galleria, come già accade. Tanto i vigili multano solo i giovani, mentre hanno rispetto per gli anziani guidatori».
Lo pensa anche chi ama il velocipide. «Faccio quattrocento chilometri all'anno sulle due ruote, anche lungo i Navigli, ma non mi sognerei mai di percorrere il centro storico. A momenti giorni fa un signore mi tirava sotto sulle strisce pedonali» confessa Telesforo Tamburrini. Insomma il milanese rigido e ben-agente, quando pedala scatena l'istinto più recondito: perde i freni. «Sentiamo la necessità d'avere delle buone piste ciclabili, ma dobbiamo tenere presente che non basteranno per garantire l'ordine. Sono appena tornato da Amsterdam. Si vede a colpo d'occhio che lì la bici è una tradizione curata e bella» dice Loris Vetti. Sì, le «bellezze in bicicletta» esistono, ma Milano ancora le ignora.

Angela Della Pace e Daniela Rossignoli passeggiano sotto la Galleria. «Cicliste e ciclisti sono affascinanti - confermano -. Però, signore e signori, più disciplina quando siete in sella. Il pedone ha paura di voi».

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