La protesta era piombata in Commissione Cultura a Palazzo Marino neanche dieci giorni fa. «Così rischiamo di chiudere», l'avvertimento di Agis Lombardia per cinema e teatri milanesi, tartassati dallo Stato e dal Comune. Qui rispetto alla media nazionale il calo di spettatori nel 2011 è stato più contenuto, ma tra Cosap, Imu e le incognite sulla nuova tassa dei rifiuti (Tares) il settore è in crisi. «Il Comune abbassi almeno l'Imu come ha fatto Roma», dall'1,06% allo 0,76. E subito parte dell'opposizione aveva fatto mea culpa: il sindaco Alemanno è arrivato prima di Pisapia a comprendere che anche con la cultura «si mangia». Nella Capitale già da inizio 2011 i cinema del centro e le monoproprietà anche nel resto della città pagano lo 0,76, a fine novembre lo sconto è stato esteso a tutti i grandi schermi romani. «Presenteremo una mozione urgente per modificare le aliquote almeno dal 2013» avevano assicurato il consigliere di Sel Luca Gibillini e la presidente della Commissione Paola Bocci (Pd). Ieri, nove giorni dopo, il documento era già pronto e lunedì verrà depositato in aula. Invita ad «applicare nel 2013 l'aliquota dello 0,76% tutelando i luoghi dello spettacolo», tutti, senza distinguere tra mono o pluriproprietà. Sottolinea che «per superare il momento di crisi del prodotto cinematografico e adeguare le sale i gestori hanno dovuto anche incrementare gli investimenti in innovazioni tecnologiche». «É evidente l'urgenza di defiscalizzare la cultura e sostenere chi la offre ai milanesi. Non che sia risolutivo, ma è un segnale e un passo avanti. Mi auguro che l'opposizione firmi e sostenga la mozione» auspica Gibillini.
E Pdl e Lega non solo raccolgono l'invito, ma rilanciano.
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