Cinesi lasciati senza taxi e ristoranti semivuoti Il virus rialza un muro

Sala: «È psicosi, farò incontro in via Sarpi» Confcommercio: aiuti alle imprese in crisi

Cinesi lasciati senza taxi e ristoranti semivuoti Il  virus rialza un muro

La paura si combatte (anche) a tavola. Ramen, salsa di soia, costine. I ristoranti cinesi registrano un crollo delle presenze, effetto Coronavirus, e Comune e Confcommercio provano a inviare un messaggio di rassicurazione ai milanesi con un pranzo al locale «Ramen a mano» di via Lomazzo. «Evitare psicosi» ripetono l'assessore al Commercio Cristina Tajani, il direttore generale di Confcommercio Milano Marco Barbieri e Francesco Wu che oltre ad essere delegato delle imprese cinesi nell'associazione e anche il portavoce della comunità milanese che conta 28mila residenti, la fetta più numerosa dei 50mila cinesi iscritti all'anagrafe in Lombardia (sono 350mila in tutta Italia). E la Chinatown milanese è diventata un modello di integrazione negli ultimi anni che potrebbe incrinarsi velocemente, rischiano di rialzarsi quei muri tra comunità cinese e italiana abbattuti con tanta fatica negli anni. Wu riferisce dei brutti episodi di razzismo subiti da connazionali negli ultimi giorni, dalla donna «di quarant'anni, che vive da 35 in Italia, a cui è stato impedito di prendere il taxi in piazza Duomo», nessuno la voleva caricare a bordo. O «mamme con bambini cinesi che vengono derisi». E le mamme italiane «sono quelle che hanno lanciato di più l'allarme ingiustificato nelle scuole». C'è «una paura immotivata rispetto alla reale pericolosità, una psicosi che genera discriminazione - avverte -, e può scatenare poi disaffezione da parte dei cinesi che vivono qui da decenni. E in altri Paesi d'Europa, Germania e Spagna ad esempio, questa psicosi verso le attività asiatiche non c'è, non stanno subendo cali di clienti. In Italia alla prima difficoltà scatta subito la fobia». Ma Wu invita anche a ricordare che «quando c'è stato il terremoto in Umbria la comunità si è subito mossa per mandare aiuti, a Milano abbiamo raccolto 94mila euro spesi per ricostruire la sede temporanea del Comune ad Amatrice. Noi ci aspettiamo almeno, non dico donazioni ingenti per la Cina, ma un minimo di empatia e comprensione in più. Gli odiatori invece mettono in giro fake news facendo leva sulla paura della gente». Riferisce che già prima della chiusura dei voli «il Consolato cinese a Milano aveva chiesto alle persone in arrivo di mettersi in quarantena come misura super preventiva, anche se non chiesto dal governo o dall'Oms, ma la comunità sente addosso la responsabilità ed è molto ordinata in questo». La paura sta scatenando invece anche forti perdite economiche, per Wu può aggirarsi «intorno ai 4 milioni di euro al giorno». Quasi 4mila aziende, di cui 1.200 nel settore ristorazione, hanno un titolare di origine cinese. Barbieri suggerisce di aprire «un tavolo con le istituzioni e le parti sociali per valutare se si possono prevedere ammortizzatori sociali particolari per sostenere delle realtà che stanno soffrendo forti difficoltà in termini di indotto». Anche l'assessore Tajani chiede di «non mandare messaggi che hanno a volte sapore razzista e discriminatorio. Non creare allarmismo, non ci sono ragioni per non frequentare i locali cinesi o le classi miste a scuola». L'appello a «evitare la psicosi» arriva anche da Beppe Sala che per dare un segnale simbolico farà tappa in via Sarpi con l'appuntamento «colazione col sindaco». « Il turismo cinese a Milano porta 300 milioni al mese, si è già dimezzato.

È chiaro che delle ragioni ci sono - fa presente - ed è chiaro che c'è molta paura. C'è chi consiglia di vaccinarsi perchè l'influenza associata ad un potenziale Coronavirus sarebbe molto peggio. Quello che dico è: attenzione ma niente psicosi».

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