Sfila il documentario. Per quattro giorni Milano diventa capitale di questo genere cinematografico, tutt'altro che secondario a conclamati titoli di finzione. Quel che più conta, ogni proiezione è gratis fino a esaurimento posti, strategia non comune alle più diffuse rassegne. Tutti hanno l'opportunità di vedere ciò che più interessa in un ricco catalogo comprendente oltre trenta film dei quali 8 fuori concorso, 9 in anteprima e 14 in competizione. «Visioni dal mondo. Immagini dalla realtà» inizia domani e prosegue fino a domenica all'Unicredit pavilion.
Il programma vive anche di lezioni - oggi si chiamano master class - e ha una vetrina di nuovi talenti per addetti ai lavori. Accanto alla passerella, lo show business insomma. E non è un caso se ad organizzarla è il più autorevole gruppo bancario italiano affiancato da Rai, Comune di Milano, Lombardia film commission, Italo, Expo e il ministero dello Siluppo economico. Il successo di un anno fa alla prima edizione ha dato conforto agli ideatori e agli sponsor che hanno invitato quest'anno volti d'eccezione.
Tra gli ospiti più attesi Hugh Hudson e Maryam D'Abo, marito e moglie nonché regista e produttrice di Rupture: living with my broken brain; in cui la ex bond girl di Zona pericolo racconta la propria storia. Colpita da un'emorragia cerebrale nel 2007, a 47 anni, ora è guarita e spiega i meccanismi del cervello, ma soprattutto come convivere e sconfiggere il male, offrendo una speranza a chi ha avuto un simile drammatico destino. La coppia sarà presente alla proiezione di giovedì inserita nella sezione «Panorama internazionale» in cui spicca Why I'm not on facebook di Brant Pinvidic. Vizi privati e pubbliche virtù del social più diffuso e, personalmente, detestato dal regista. Il titolo è vagamente autobiografico, Pinvidic è tra i pochi a non far parte della comunità di Zuckerberg.
Temi vari e importanti che si allargano anche a istruzione e cultura. Coraggio delle donne. Web e privacy. Migrazione e integrazione. Legalità e giustizia. La passerella inaugurale, domani sera, spetta all'anteprima italiana di Zero days di Alex Gibney che nel 2008 vinse l'Oscar con Taxi to the dark side, un'indagine sulla politica americana dopo l'11 settembre. Il regista torna con un'opera che esplora lo spionaggio in rete di Israele e Stati Uniti per sabotare le attività di altri Paesi.
Fra i titoli da segnalare A seafish from Africa sulla condizione degli immigrati, Ero Malerba sulla mafia agrigentina, Io, assistente sessuale sul problema del piacere fisico negli handicappati, My nature sul tasto del gender, Lunàdigas sull'infertilità degli animali.
Da non perdere le retrospettive che propongono titoli già passati in sala che meritano un «ri-vediamoli». Tra questi, Bella e perduta di Pietro Marcello e Il risarcimento sulla vita dell'arcivescovo di San Salvador, Oscar Arnulfo Romero, assassinato nel 1980 dagli squadroni della morte mentre officiava Messa.SteG
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