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«In città c'è sicurezza ma la gente ha paura Serve più prevenzione»

Dirigente delle «Volanti» da 20 anni a Milano «La percezione di insicurezza è trasversale»

Paola Fucilieri

«L'investimento è solo la prevenzione».

Già sentita

«Ma l'efficienza delle forze dell'ordine è già altissima a Milano! Per caso sono aumentate le rapine rispetto all'anno scorso?».

In effetti no

«E i furti?»

Neppure, ma questa è un'intervista e le domande, di solito, le faccio io. Quindi ricominciamo.

La dottoressa Maria José Falcicchia - attuale dirigente dell'Upg, Ufficio prevenzione generale della questura di Milano - ha fatto tutta la sua carriera a Milano dal 1995, partendo da vice commissario, lavorando sodo e meritandosi ogni singola «medaglia» del suo palmares. Ora solo lei, forse come nessun altra - dopo tutti i ruoli di prestigio e impegno ricoperti e l'esperienza maturata - può parlarci di Milano e di criminalità con la sufficiente padronanza di chi ha una visione attualissima e concreta di quel che sta accadendo.

Diceva che a Milano la gente è già sicura. E allora perché la stessa gente si ostina a parlare di percezione d'insicurezza quando le denunce dei reati continuano a calare?

«Nessuno riesce a spiegarlo. La percezione d'insicurezza è un fatto soggettivo di cui l'aspetto criminale è uno dei tanti. Eppure la mia risposta per questo 2016 è che l'asticella da alzare non è quella repressiva: bisogna puntare sul controllo del territorio, bisogna fare in modo che i fatti non accadano».

Che fa dottoressa? Filosofeggia o ci prende in giro?

«Crede sia più contento un uomo che ha subito una rapina quando catturiamo chi lo ha assalito o lo stesso cittadino se non fosse mai stato aggredito? Quando ci sono turni interi - e mi riferisco soprattutto alle fasce serali e notturne - in cui non arrestiamo nessuno, va letto come un fatto altamente positivo: significa che l'auto, la bicicletta, la moto con la scritta polizia, che passavano lentamente per quelle strade, hanno avuto un effetto di dissuasione. Appunto: impedire che i fatti accadano. L'effetto della Volante non deve essere repressivo, ma preventivo. E anche rispondere bene a una telefonata al 113 fa sentire la gente tutelata».

Anche in quei quartieri come il Corvetto o via Padova, ad alta densità di stranieri, dove da un normale controllo può scaturire un momento di forte tensione?

«Per un controllo a un gruppo superiore a tre persone mandiamo sempre più di una volante».

Ma poi le cose succedono, è inevitabile...E allora che si fa? A volte anche la magistratura mette i bastoni tra le ruote..

«Se allude al pizzaiolo egiziano che ha messo le mani addosso alla sua giovane vicina di casa, intanto la risposta forte noi l'abbiamo data con l'arresto. Poi è un incensurato, con un lavoro e un permesso di soggiorno valido e il magistrato ha ritenuto di scarcerarlo disponendo il divieto d'incontro con la vittima nonostante i due vivano sullo stesso pianerottolo. Da parte nostra ho promesso personalmente che faremo di tutto per garantire la sicurezza della giovane e stiamo valutando la possibilità di proporre la revoca del permesso di soggiorno dell'extracomunitario».

Allora non c'è una periferia pericolosa e una no?

«No. La percezione d'insicurezza è un fatto trasversale, non c'è una città migliore e una peggiore, per intenderci. Abbiamo investito tanto sulla prevenzione e continuiamo a farlo: auto con telecamere, tablet, bodycam, anche lo spray al peperoncino va in questa direzione.

Pre-ven-zio-ne è la parola chiave, dobbiamo ricordarcelo. E non repressione. Però anche la gente deve fare la sua parte. E non scocciarsi se li fermiamo, controlliamo più auto, più documenti: lo facciamo per loro. E loro devono partecipare».

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