«Città divisa fra le gang E uccidono per odio quando si incontrano»

Dirigente della sezione criminalità straniera «Bande fenomeno legato ai flussi migratori»

Paola Fucilieri

Prima di parlare di Milano come capitale europea delle gang salvadoregne Paolo Lisi - 34 anni, commissario capo, che dirige la sezione criminalità straniera alla squadra mobile di Milano da circa tre anni - preferisce fare un distinguo decisamente necessario. «Quello tra latino americani da una parte e salvadoregni dall'altra».

Non immaginavamo ci fosse tanta differenza.

«Ce n'è eccome. Ed è una differenza fondamentale»

Ci illumini allora.

«I salvadoregni, gli appartenenti alla Mara Salvatrucha o al Barrio 18 non sono nati in Italia. Si tratta di persone nate in El Salvador e arrivate qui o perché in fuga da provvedimenti restrittivi o per cercare di allontanarsi dalle maras (bande) salvadoregne. Gato, al secolo Denis Josue Hernandez Cabrera, uno dei due capi del Barrio 18, finito dietro le sbarre qui nel settembre scorso, aveva scontato parecchi anni nelle carceri salvadoregne».

Che cosa li attrae in Italia, dove alla fine finiscono per darsi sempre e comunque alla malavita perché sono e restano dei disadattati?

«Questi ragazzi vengono qui con la speranza di allontanarsi dalle pandillas, dalla Mara Salvatrucha, dal Barrio 18 e di rifarsi una vita. Poi finiscono per trovarsi in una condizione di indigenza economica ed esprimono il loro senso di appartenenza, per così dire, proprio solo in quello da cui fuggono, riunendosi quindi ai loro connazionali e nei quartieri dove loro vivono. Del resto nascono esclusivamente come organizzazioni criminali».

Non c'entrano nulla quindi con i Latin King o i Trinitario e i loro pseudo valori di dio, patria e libertà?

«Assolutamente no. I Trinitario nascono nell'ambito del sistema carcerario statunitense alla fine degli anni Ottanta; sono domenicani, e poi proiettano le loro attività dal carcere alle strade diventando una delle gang più pericolose. A loro volta i Latin King, nati a Chicago nel 1940 con presupposti di elevazione del pensiero e della cultura latina e di mutua assistenza tra connazionali, diventarono una delle organizzazioni criminali transnazionali radicata in molti paesi».

I più pericolosi restano perciò gli MS-13 e i Barrio 18, quindi. I colpevoli dei fatti di Villapizzone, delle vicende del 3 luglio e della morte del povero albanese?

«I Mara Salvatrucia e i Barrio 18 non hanno un background: sono criminali e nascono per fare i criminali. Punto. A Milano si sono divisi le zone perché se si incontrano si ammazzano per mentalità, il loro è un odio atavico. Attualmente sono in fase di riorganizzazione perché sono stati fortemente colpiti dalle forze di polizia e dalle indagini della magistratura»

Quanti sono a Milano?

«Complessivamente meno di una cinquantina, però si tratta di fenomeni criminali fortemente legati ai flussi migratori. Tra loro ci sono affiliati di lungo corso e persone vicine alla banda. I Mara Salvatrucia di solito sono più giovani e più spregiudicati, i Barrio sono molto più selettivi e più grandi di età e attualmente fortemente indeboliti dall'operazione del 2015».

Cos'è per loro il gruppo, la «Mara», il «Barrio»?

«Per le persone già formalmente affiliate la Mara è la cosa più importante della loro vita, ciò che determina le loro scelte e le loro azioni. E bevono tanto perché tra di loro è una prassi dello stare insieme. Si aiutano economicamente. Spesso le famiglie sono perfettamente consapevoli che i figli sono mareros, affiliati. Nella Mara il capo è detto ranflero e porta la ranfla, cioè guida il carro; nel Barrio il capo è il palabrero, colui che porta la parola».

È vero che stuprano le loro donne come atto d'iniziazione?

«La

maggior parte sono uomini. I loro riti di iniziazione prevederebbero che le ragazze si debbano concedere agli affiliati di gruppo. È emerso nel corso di diversi racconti di svariati affiliati, ma non è mai stato provato».

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