«Città metropolitana, partiamo subito»

«Città metropolitana, partiamo subito»

Tre milioni di abitanti che vivono in un territorio di 1.600 metri quadrati e producono un Pil da 114 milioni di euro. Sono i numeri dell’area metropolitana milanese. Palazzo Isimbardi ha ospitato ieri un convegno sul tema, concluso dall’intervento del presidente del Senato, Renato Schifani. Il sindaco, Giulano Pisapia, ha parlato di tempi: «L’area metropolitana può diventare realtà entro il 2014». Se si rispetta il calendario, Milano sarà la prima in Italia.
Due le principali questioni da definire: le competenze e il perimetro. Non si tratta di cose da poco. Provincia e Comune istituiranno una commissione mista proprio per elaborare lo Statuto e definire i confini della Grande Milano. Secondo il presidente della Provincia, Guido Podestà, sarà possibile «definire una cornice condivisa nel giro di un anno». Poi sarà necessario un referendum confermativo.
Il presidente Schifani ha definito l’abolizione delle Province «un percorso ormai irreversibile». Ma non tutto il male viene per nuocere. «Nel quadro dell’abolizione delle Province, l’area metropolitana può trovare peso», «mi auguro immediatamente». Con una rassicurazione per i piccoli Comuni in allarme: «Tutto deve reggersi sulla condivisione da parte del territorio».
L’abolizione delle Province decisa dal decreto Salva Italia (numero 201 del 2011) porta primi effetti già a partire dalle elezioni 2012: sei province, tra cui Como, non andranno al voto. La medesima cosa accadrà alla Provincia di Milano nel 2014. Ma l’area milanese è una delle dieci grandi città per cui la legge prevede un destino diverso. La scadenza del 2014 potrebbe portare la Provincia al voto per la nuova Città metropolitana nel 2016, quando anche il Comune arriverà alla scadenza naturale. «Se mi ricandiderò? C’è tempo per pensarci» ha scherzato Pisapia con i giornalisti.
Il documento elaborato dal Comitato promotore della Città metropolitana di Milano (che si è riunito la settimana scorsa a Palazzo Marino) prevede di «trasformare due enti, la Provincia di Milano e il Comune di Milano - a sua volte da articolare in Municipalità - in un unico ente: la Città metropolitana di Milano, governata da un sindaco metropolitano eletto direttamente dai cittadini di un’area di oltre tre milioni di abitanti». A questo punto si tratta di istituire la commissione congiunta, composta da consiglieri comunali e provinciali. Al governo tocca emanare il regolamento per il referendum confermativo (oppure adottare un provvedimento urgente che definisca le questioni ancora aperte).
E veniamo alle competenze da definire. Pisapia ha parlato di «smog, viabilità, trasporti, acqua, tenore di vita, lavoro e cultura». Podestà ha insistito su «rifiuti, lavoro e riqualificazione professionale, pianificazione territoriale e non molto oltre».
Non mancano gli ostacoli.

La Regione ha un inevitabile «pregiudizio funzionale» e «i Comuni temono di essere declassati a quartieri di Milano» (così sintetizza la questione Ugo Finetti, presidente di Isap). Ma l’ottimismo resta Il presidente di Assolombarda, Alberto Meomartini, ha pochi dubbi: «Milano è certamente una città metropolitana, auspico un’area vasta per i problemi di questo territorio».

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