La città del passato apre le sue Porte

Via Gaetano Negri, nome di un ex sindaco di Milano, angolo Santa Maria Segreta. Ci passiamo ogni mattina per entrare al «Giornale», guardando un negozietto di bijoux o la vetrina di un alimentari, senza sapere che per molti secoli questo fu un luogo insolito davvero. Coincidenza vuole che in tempi romani qui fossero posizionate le carceri. Ma andando avanti coi secoli apparve una chiesetta, ora scomparsa, che era una sorta di barometro propriziatorio. Davanti al tempietto di Santa Maria Segreta comparivano alternativamente due statue di angeli, pettinate nei riccioli biondi da un coiffeur del Cordusio; i ragazzi con ali chiamavano pioggia o sole a seconda degli abiti indossati e non erano infallibili, proprio come ora le previsioni del tempo.
Una città è un curioso vagare tra presente e passato, un bacino in cui immergersi per scorgere come tra la nebbia cose neonate e cose morte, esattamente come sono i libri, in questo caso i sei volumi di Bruno Pellegrino «Così era Milano», edizioni Meneghine, intestati ciascuno a una porta e usciti in un cofanetto comprendente un nutrito indice analitico. Ci si augura che arrivino in formato tascabile per portarli in borsetta quando si vagabonda attraverso i vicoli, ad esempio via della Spiga, dove più di qualche marito sospira sul portafoglio, senza sapere che un tempo questa vena cittadina dello shopping che sbanca era invece un percorso di spirito. «La strada che dilungasi nell'estremità di questi quattro Borghi chiamasi Spica...» annotava nel XVII secolo il canonico Torre. Il suo nome potrebbe derivare dalla spiga che simboleggia il pane dell'Eucarestia cristiana in onore delle chiese e dei conventi, tenuti da Orsoline e Benedettine, un tempo presenti in zona. La vietta dei poveri rosari ora è diventata la gioielleria in cui un collier di madonnine di Dolce e Gabbana può costare anche dodici mila euro! Il tempio delle compere in altri giorni vedeva sorgere la chiesetta di Santa Caterina delle Orfanelle, ospizio di fanciulle a cui venivano «insegnate varie arti e lavorieri donneschi, riservandosi il loro guadagno per il sovvenimento di dote in tempo di maritarle...». Oggi invece i mariti spendono doti in quello che un tempo fu il luogo in cui le bambinelle raccimolavano pochi spiccioli per trovare marito!
E se si lamentassero i signori consorti per le spese folli delle signore, il detto «hai voluto la bicicletta, pedala!» è più che mai appropriato nella vicina via Santo Spirito. Sul finire del 1800 i due fratelli Fausto e Giuseppe Bagatti - Valsecchi, stravaganti antesignani di nuove mode, lanciarono da qui il gusto della... BikeMi. La circolazione dei velocipedi era al tempo rigorosamente vietata dentro la cerchia dei Navigli ma, ignari delle leggi, i due cercavano sempre di raggiungere la loro abitazione sul «cavallo d'acciaio». Non avevano torto se il 12 gennaio 1873 il barone Giuseppe vinse la gara ciclistica Milano - Piacenza pedalando alla media di 17 chilometri all'ora.
Passiamo a volo d'uccello dal volume di Porta Nuova a quello di Porta Comasina. «Superato l'incrocio coi Fiori Chiari la via Brera va sbucare quasi in capo al Pontaccio. Per di qua scorreva un tempo il naviglio che, cavatasi la «marsina» davanti a San Marco proseguiva poi in «maniche di camicia» sino a raggiungere, pigro e trasandato, gli spalti del Castello... questo tratto di naviglio, limaccioso e male aulente, era popolarmente detto Naviglio Morto». A volte quando si definisce «Milano, città d'acqua» non si pensa che lo scorrere dei Navigli, che nelle nostri notti si rispecchiano nei bicchieri consumistici della Movida, lambiva il pieno cuore della città, raggiungendo addirittura quella Brera che dell'acqua non vede più neppure l'ombra, a parte le mostruose pozzanghere quando piove.
Porta Ticinese. Bucolica, con campagne e naviglio fluente, rimane ora culla dell'unica casa milanese in stile quattrocentesco nel cortile al numero 67 del Corso. Fin da quell'epoca la Ticinese fu una sorta d'Arco del Trionfo attraverso il quale passarono i cortei più sontuosi. Il primo fu il 6 ottobre 1499: l'entrata di Luigi XII re di Francia. Quel giorno fu superato nello sfarzo solo da un altro giorno di maggio del 1534, quando avanzò sotto il voltone la piccola Cristina di Danimarca, nipote di Carlo V, che andava in sposa per procura a Francesco II, malfermo e brutto e di quasi trent'anni più vecchio di lei. Spigolando le pagine di «Così era Milano» s'apprende come molte donne in questa città non ebbero certo rosei destini.

Spesso torturate e bruciate come streghe vi condussero una vita grama: il fatto che la città sia diventata una sorta di Eldorado dei capricci femminili e modaioli forse è il giusto riscatto di una legge del contrappasso terreno che le signore si meritavano.

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