«Civica, pionieri in Italia nei repertori antichi»

Il direttore riconfermato alla guida della Claudio Abbado: «Molte novità anche nel moderno»

Direttore Andrea Melis, spesso voi della Civica di musica mandate i vostri virtuosi nei musei...

«Cerchiamo di proporre al pubblico i talenti migliori ed i programmi musicali più interessanti in situazioni e contesti molto diversi tra loro, più o meno convenzionali rispetto alla consuetudine concertistica».

La gente pare apprezzare molto la formula musica-mostre, un'alternativa al teatro?

«La musica vive negli spazi in cui è proposta ma anche degli spazi e dei contesti in cui essa è proposta. Luoghi e contesti possono diventare un potentissimo vettore immaginativo nell'elaborazione e nella proposta di un programma. Possono suggerirlo o possono suggerirci e favorire modi diversi di ascoltare repertori che siamo avvezzi a fruire secondo modalità diverse. Un po' come la luce, che può rivelarci aspetti inattesi e sconosciuti di un oggetto ben noto. La musica continuerà a vivere anche nei templi a essa consacrata, ma ha in se stessa la spinta a diffondersi in ogni luogo, e questo dinamismo intrinseco va colto e reso attuale».

Quali i progetti in vista?

«Molti e in ambiti estremamente diversificati. Credo molto ai progetti interdisciplinari, progettati di concerto con le altre scuole di Fondazione Milano, specie con la Scuola di Cinema Luchino Visconti. Ma all'orizzonte ci sono anche molte collaborazioni con enti di produzione. Un ponte che vuole agevolare il percorso dello studente, dalla conclusione degli studi accademici al consolidamento della vita musicale professionale».

A Villa Simonetta siete specializzati anche nei repertori antichi...

«Certamente, storicamente è una delle eccellenze della Civica, che è stata pionieristica in questo ambito, in Italia e non solo. Ed è un patrimonio felicemente in crescita».

Capitolo nomine, lei è stato riconfermato alla guida della «Claudio Abbado»: quali le sue prossime mosse?

«Mandare finalmente a regime i bienni accademici Afam, che, se non ci saranno problemi di decretazione, dovrebbero partire dal prossimo anno accademico. Vogliamo rafforzare il settore della ricerca, rivitalizzando la tradizione dei Quaderni della scuola e non solo. Vogliamo proseguire nel solco della progettualità concertistica e professionalizzante, moltiplicando le collaborazioni inter-istituzionali, nazionali e internazionali. Gli scambi Erasmus procedono molto bene e saranno ulteriormente potenziati».

Rispetto alla musica contemporanea e dintorni, che novità?

«Il settore tecnologie e nuovi linguaggi sarà ulteriormente accresciuto con la partenza del trienni Afam di Tecnico Audio e di Musica Applicata, in collaborazione coi dipartimenti di Cinema e di Teatro. Tengo infine molto al lavoro, già avviato, di costruzione di un sistema che raccordi le diverse istituzioni presenti sul territorio, sui diversi segmenti e ambiti formativi.

Siamo di fronte a un arcipelago formativo musicale (con alcune splendide isole...) che deve poter diventare un continente, collegando le membra tra loro e proiettando l'organismo musicale nel pieno della vita artistica, culturale e produttiva del Paese».

LuPav

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