«Un risultato pessimo. La buona notizia è che abbiamo fatto il quorum, ma adesso dobbiamo assolutamente darci una svegliata». Commenta da anonimo un colonnello degli «alfaniani» del Nuovo centrodestra il risultato elettorale rimasto al di sotto delle anche più nere previsioni. È di rigorosa osservanza ciellina e forse l'altra buona notizia per lui è che ormai gli eredi di don Giussani si son presi il partito. Nella circoscrizione Nord-Ovest la classifica delle preferenze è un monocolore. Primo il ministro Maurizio Lupi che non rinuncerà alla poltrona nel governo Renzi e quindi cede il seggio in Europa al presidente della Provincia di Cremona Massimiliano Salini. Su cui l'ala «formigoniana» ha riversato buona parte dei quasi 27mila voti. Alle sue spalle Daniela Colombo, consigliere comunale a Legnano che ha tratto vantaggio della nuova norma che impone l'alternanza di genere. Dietro di lei per un pugno di preferenze (ben 18.053) si è piazzato il giovane consigliere comunale di Milano Matteo Forte su cui ha puntato tutta la sua potenza di fuoco (elettorale) un altro big ciellino come l'ex ministro Mario Mauro. Che, dopo una sbandata montiana ed essere stato alla Difesa con Letta premier è stato defenestrato malamente dal governo e oggi presiede i Popolari per l'Italia. Acciaccato, ma non affondato ha deciso di «pesarsi». Puntando tutte le sue fiches proprio su Forte e dimostrando così la sua forza, visto che proprio Forte è riuscito a battere due pezzi da novanta del mondo «laico» come Gabriele Albertini distanziato di 7mila voti e il presidente della Provincia Guido Podestà in ritardo di oltre 10mila. Una prova di che oggi gli consentirà di dar nuovamente la scalata ai vertici. Ma non è finita. Perché dietro a Podestà è arrivato un altro giovanissimo ciellino come l'appena ventiquattrenne Silvio Magliano, il vice presidente del consiglio comunale di Torino capace di raccogliere oltre 7mila preferenze.
Chiaro che i voti Ncd sono quasi tutti ciellini. «I laici - spiega un formigoniano di lungo corso - hanno portato ben poco». Il risultato scadente? «È chiaro. A Roma chi vota per il governo preferisce Renzi che ci cannibalizza.
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