La «green innovation è un asset per le imprese», d'altra parte «Milano è sempre più smart city grazie ai nuovi spazi outdoor», a servizi come il «co-working» e lo «smart working» e a una «mobility» sempre più «oriented» al «car sharing, al «car pooling» e al settore «bike». Questo è solo l'esempio di una dichiarazione che potrebbe essere verosimilmente rilasciata da un amministratore pubblico della seconda città italiana (tale almeno sulla carta). Un «patchwork» (tanto per restare in tema) di parole inglesi, a volte ormai entrate nell'uso comune, spesso invece comprensibili solo a chi abbia una certe dimestichezza con la lingua globale ma anche con certi ambienti non proprio popolari («upper class»). Difficile verificare i risultati in termini di efficacia comunicativa. Insomma, chissà cosa ne capisce la ormai mitica «sciura Maria», ma tant'è: l'assedio è finito, l'inglese ha sfondato. E l'italiano nella città di Alessandro Manzoni ha alzato bandiera bianca, dichiarandosi sconfitto.
Certo la battaglia non era facile, forse addirittura persa in partenza, ma osservare la complicità con cui Milano spalanca le porte al linguistico «invasor» lascia a dir poco basiti. E tocca prendere atto del quotidiano trionfo di anglicismi più o meno autentici e più o meno sofisticati, a scapito della lingua più bella del mondo (va bene, la nostra). Così, fra pigrizia e compiacimento, il Comune annuncia una «food policy», rileva la crescita del «co-working», aderisce al «cleaning day», lancia il portale «mygeneration», investe ovviamente su «car sharing» e «car pooling», promuove le iniziative di «book crossing» e gli spazi di «happy popping».
Cosmopolitismo? Può darsi. Oppure provincialismo, e pigrizia. Con l'aggravante che una tale infatuazione per l'inglese (oltre a determinare il rischio del ridicolo, magistralmente previsto e interpretato da Steno e Alberto Sordi in «Un americano a Roma») produce un'antipatica e classista discriminazione di chi, legittimamente, l'inglese non lo conosce e non lo può parlare. O non vuole.
Attenzione, doveroso precisare che il fenomeno non è circoscritto ai confini di Milano, basti pensare che nel sito della Regione si può leggere un avviso posto più o meno in questi termini: «Scaricare mail dai social network sarà più economico con nuovo regolamento sul roaming che riduce le tariffe sui download». E il portale lombardo, accanto alle voci «Newsletter», «Twitter», «Webcam», un po' comicamente propone anche l'altra versione, quella «English». Non sarà più il momento né il caso di ingaggiare ossessive battaglie di retroguardia come quelle che spesso ostinatamente sposano i francesi. Computer è sdoganato, con tutto quel che ne consegue (come internet e via dicendo).
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