Cleopatra rivive tra cinema musica e danza

Cleopatra rivive tra cinema musica e danza

Al Carcano debutta domani «Antonio e Cleopatra», uno degli spettacoli clou della stagione che, auspice il regista Luca De Fusco, direttore del Mercadante Stabile di Napoli, si avvale di una straordinaria scenografia. O meglio, come accadeva ai lontani tempi del grande Erwin Piscator, di una lussuosa confezione trompe l'oeil. Dove il barocchismo, che era il segno distintivo di tante mega-produzioni cui abbiamo assistito in passato, è travalicato, dissolto e sostituito dal trionfo della macchina-cinema. Che ingigantisce puntigliosamente le mani, gli occhi, i capelli degli interpreti come se fossero dei monumenti sepolcrali scovati in un gipsoteca, finora illuminati solo dalla lettura accorata e partecipe del genio nato a Stratford. Solo il potere sconvolgente dell'immagine complice il digitale è infatti in grado di avvicinarli a noi. Proiettandoli in una dimensione fantastica che ha molto in comune col delirante barocchismo inventivo dei rari capolavori del surrealismo. Poichè in questo ammaliante spettacolo anche la scena concepita da Maurizio Balò sembra ispirarsi al compito di esplorare il mito penetrando nella vivente scultura dei corpi che, staccandosi dal catafalco cui li riduce qualsiasi sala di museo, pian piano ci raccontano l'emozione e il mistero di vivere. «É per questo motivo - confida De Fusco - che prima di sorvegliare la recitazione dei miei interpreti, mi sono concentrato su ciò che diceva, a proposito dell'enigma della personalità umana, appunto Breton. Il più geniale esploratore della psiche umana che ci ha dato il ritratto di una moderna Cleopatra». Una tesi che piace molto a Gaia Aprea, che dichiara di essersi sentita magicamente a suo agio non appena ha potuto confrontarsi con la storia della regina d'Egitto. «Una donna che con ogni probabilità non è mai riuscita a conoscere se stessa, sempre in bilico tra i l'influenza dell'educazione alessandrina e il costume imposto alle matrone nate in quella Roma che dominava il mondo antico». I due attori sono poi entusiasti di aver lavorato, per la prima volta nella loro carriera, «senza rete».

Come precisa Lazzareschi che, reduce negli ultimi anni da un Amleto diretto a Palermo da Carriglio, è fermamente convinto che «persino Antonio, vittima della dissociazione emotiva che suscita in lui quella Cleopatra di cui non riesce, al di là dei suoi reiterati sforzi, a liberarsi, in questo spettacolo deve dare al pubblico l'impressione di essersi murato vivo in una statua. Che grazie all'apporto decisivo del cinema, solo una lettura come questa è in grado di svelare con lo scalpello impietoso del primo e primissimo piano».

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica