Maria SorbiGli abitanti del Corvetto lo chiamano da sempre «il palazzo della morte». E da ieri lo è davvero. Un clochard italiano di 40 anni è morto precipitando da una finestra dello stabile fantasma di via Lattanzio. Un incidente annunciato, tanto che la responsabile del dipartimento Sicurezza e periferie Silvia Sardone (Fi) non esita a parlare di «omicidio». Meno di un mese fa i cittadini del quartiere erano scesi in strada per protestare contro il degrado provocato dal palazzo, diventato covo di spacciatori, balordi e drogati. Lo stabile, sette piani, è abbandonato da sei anni a causa di fallimenti, passaggi di proprietà e intoppi burocratici ed è diventato una vera e propria favela. Gli interventi del Comune si sono consumati solo sulla carta, senza reali azioni anti degrado. Le sollecitazioni di Palazzo Marino perché la proprietà intervenisse sono state inutili, così come l'ordinanza urgente emessa dopo l'ultima sentenza del Tribunale fallimentare. Tutto è caduto nel vuoto, il proprietario si è reso irreperibile. Il primo marzo, ricorda l'assessore alla Sicurezza Marco Granelli, Palazzo Marino ha pubblicato sull'Albo pretorio l'intimazione della messa in sicurezza immediata. E ora, dopo la morte del clochard, sta valutando se costituirsi parte civile: «Stiamo valutando un'azione legale». Intanto l'incidente suscita un polverone di polemiche su un «nervo scoperto» della città che la dice lunga sullo stato di incuria dei cantieri abbandonati. «Chiunque può accedere allo stabile - denuncia la Sardone - e ogni notte sono segnalati oltre 50 occupanti che entrano con una facilità incredibile, senza alcun controllo o barriera che limiti gli ingressi». «L'assessore Granelli - denuncia Riccardo De Corato a nome di Fratelli d'Italia - aveva promesso di intervenire, chiedendo alla proprietà la recinzione dell'area e aveva assicurato che se ne sarebbe occupato il Comune nel caso la proprietà non avesse dato esecuzione alle richieste. Ma la promessa del centrosinistra è finita nel dimenticatoio alla velocità della luce e lo stabile è rimasto un luogo pericoloso, pieno di topi e spazzatura. Alla fine è arrivata la tragedia. Ognuno adesso si deve prendere le proprie responsabilità, che devono essere accertare dalla Procura». «Il Comune ne era a conoscenza - attacca il capogruppo di Fi, Pietro Tatarella - e lo testimoniano le numerosissime segnalazioni dei cittadini, ma non è mai intervenuto, e ha permesso che l'edificio in questione diventasse un ricettacolo di delinquenza, un punto di ritrovo per drogati e malviventi di ogni genere.
La tragedia del clochard testimonia ancora una volta che Pisapia e la giunta di centrosinistra non hanno dedicato una sufficiente attenzione ai problemi delle periferie, al recupero virtuoso degli immobili, al contrasto alla criminalità e al degrado».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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