"Col lockdown aumento di violenze in famiglia, stupri e droga venduta"

Il capo della Mobile fa un primo bilancio E denuncia le aggressioni delle baby gang

"Col lockdown aumento di violenze in famiglia, stupri e droga venduta"

I dati, che al momento non vengono diffusi, non mutano l'oggettività. «Nel periodo del contagio e del lockdown si temeva molto che l'amplificazione di certe esternazioni del proprio modo di essere potesse riflettersi per converso in una esplosione di violenza. In effetti in questi mesi abbiamo avuto un aumento di denunce di maltrattamenti in famiglia così come un numero più elevato di denunce di violenze sessuali, naturalmente di vario tipo: dalla condotta meno violenta in senso fisico, che può essere quella dei palpeggiamenti, fino a stupri in piena regola come l'episodio, gravissimo, avvenuto al Monte Stella o in piazza Gae Aulenti». Marco Calì, 51 anni, qualche giorno fa, il 3 ottobre, ha «celebrato» i suoi primi 12 mesi come dirigente della Squadra Mobile di Milano. Un anno difficilissimo, durante il quale si è pure ammalato di Covid.

L'amplificazione della violenza sessuale c'è stata con il Coronavirus... Ma sono diversi tipi di violenza.

«Sì, ci sono quelli connessi alla movida e quindi al consumo di alcol. In questi casi per la polizia giudiziaria il percorso investigativo diventa molto più complicato perché chi fa violenza si difende sostenendo sempre che c'era il consenso della vittima, ma in realtà sa benissimo che una persona ubriaca è vulnerabile e bisogna approfittarne. Quindi non ti puoi giustificare sostenendo che possa averti dato il consenso perché sei conscio che non era nitido, consapevole».

Anche questo colpa della segregazione imposta dal virus?

«Dopo la compressione del lockdown c'è stata una sorta di sfogo: i ragazzi hanno cercato di raggiungere eccitamento ed emozioni in ogni modo possibile e spesso con l'abuso di alcol. Così abbiamo notato un picco di denunce di violenze sessuali da parte di ragazze che, pur ammettendo di aver consumato alcol, negano però di aver prestato il consenso all'abuso».

C'è però un lato positivo in tutto questo.

«C'è una maggiore cultura dei propri diritti da parte delle vittime; gli interlocutori, un tempo molto più diffidenti, sanno ormai di entrare in un percorso assistito con psicologi, associazioni, la magistratura ha creato i pool specialistici, le forze di polizia sono più preparate. La persona sa che non è più io lo denuncio e basta. Se la compressione del lockdown ci fosse stata qualche anno fa, sono certo che non avremmo avuto altrettante denunce».

Ma ci sono stati anche altri reati connessi alla movida post lockdown.

«Siamo in un momento storico in cui sembra ci sia voglia di fare congelando qualsiasi regola, da quelle più basilari della convivenza civile (fare il biglietto del metrò) a quelle più assurde come quelle connesse ai gruppi di ragazzini, molti incensurati e minorenni, che spesso si muovono in branco: stiamo lavorando tanto in strettissima sinergia con i commissariati Centro, Città Studi, Sempione, Ticinese per mappare i gruppi di ragazzini multietnici o italiani di seconda generazione che alla fine girano per la città soprattutto il sabato sera per provocare gente di ogni età con frasi del tipo: Che hai da guardarmi?. Per un episodio simile un ragazzo al Sempione è stato preso a calci un paio di mesi fa. Questi aggressori vogliono a tutti i costi emergere, lasciare una impronta della loro presenza e del loro passaggio in una determinata zona esercitando un sopruso, una supremazia, del tipo: mi piglio quello che voglio.

Mentre tutti gli altri reati hanno avuto una contrazione praticamente uguale allo zero durante il periodo del lockdown, per lo spaccio avete continuato ad arrestare.

«Abbiamo arrestato i rider che, consapevolmente o meno, portavano pure l'eroina a casa. Anche i pusher continuavano a spacciare magari non più nelle forme tradizionali, ma ricevevano sotto casa o mandavano un pacchetto. Del resto la domanda è tantissima e l'offerta è consequenziale.

Facciamo sequestri sia di droghe sintetiche che di eroina che ora viene assunta fumando e ha un costo molto ridotto rispetto alla cocaina: abbiamo sequestrato 240 chili di paracetamolo perché la tagliano con questa sostanza che non fa così grossi danni. Il consumatore lo sa e s'illude di non diventare l'eroinomane vecchio stampo, quello che si faceva il buco insomma. In realtà la dipendenza arriva comunque».

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