La Colli vittima sacrificale degli scontri dentro il Pdl

«Sono furibonda, fuori dalla grazia di Dio». Ombretta Colli aspetta di parlare oggi col sindaco. Ma si sfoga: «La maggioranza si è comportata con disinvoltura e mancanza di professionalità». In pochi minuti il consiglio comunale ha silurato il suo futuro agli Arcimboldi. «Non potranno essere presidenti della Fondazione gli eletti al Parlamento della Repubblica ed altre assemblee elettive». Lo ha chiesto con un emendamento il Pd, durante l’esame dello statuto in aula, ed è passato con 21 voti a favore, 19 contrari e l’astensione del presidente Manfredi Palmeri. La senatrice Colli subisce le ripicche di un centrodestra che non ha digerito l’ultimo rimpasto di deleghe del sindaco, un paio di settimane fa. Risolto con uno scambio tra gli assessori, invece della tanto auspicata promozione di qualche consigliere ai ranghi della giunta. Non solo: sarà diventato un solo Popolo delle libertà, ma i forzisti lamentano il peso avuto sulle scelte del sindaco le pressioni dell’area ex An del partito. E la Colli ne paga le conseguenze. Lo scorso febbraio aveva scambiato le dimissioni da assessore al Decentramento con la presidenza della fondazione. Un passo indietro dalla giunta per permettere a Letizia Moratti e al Pdl un rimpasto senza (troppi) dolori. Fuori la senatrice, dentro due consiglieri (Alan Rizzi e Giacomo Beretta) e il resto si giocò sullo scambio di deleghe. Ma il patto è stato tradito da un Pdl che in aula ormai è allo sbando, «il gruppo è ingestibile» ammette a bassa voce il capogruppo, Giulio Gallera.
Dopo il regolamento sulla pubblicità, rinviato in giunta la scorsa settimana per le obiezioni dell’ex azzurro Vincenzo Giudice, e il progetto di un hotel in via Patroclo bocciato senza ritorno come chiedeva il Pd (la maggioranza non aveva i numeri in aula), ieri le sedici assenze sui banchi del Pdl al momento della votazione per l’emendamento anti-Colli presentato dall’opposizione, non sono più sembrate un caso. «Sono umanamente, estremamente dispiaciuto per la senatrice - ammette Gallera -, per esperienza professionale e politica sarebbe stata la migliore dei presidenti possibili. Spero che si possa trovare comunque il modo per coinvolgerla, attraverso gli organi sociali».
Festeggiail capogruppo del Pd Piefrancesco Majorino che aveva definito già l’intera delibera sull’istituzione della fondazione «totalmente inutile»: «Il nostro emendamento non era punitivo nei confronti di nessuno, è giusto che le istituzioni non siano guidate da parlamentari per rispetto sia delle Camere sia della città.

Colpisce però che in aula mancasse un terzo della maggioranza». La seduta si è chiusa senza l’ok finale alla delibera, rinviata a lunedì prossimo. L’ex assessore spera ci siano ancora margini di modifica. Chissà che il weekend porti consiglio.

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