Sono pronti a marciare su Palazzo Marino. E anche a denunciare il Prefetto e i rappresentanti delle istituzioni se non vedranno a brevissimo un intervento deciso per risolvere il nodo di Porta Venezia.
Il Comitato di liberazione nato pochi giorni fa, che oggi sarà ricevuto in Prefettura, si è ampliato arrivando a comprendere anche le associazioni eritree ed etiopi per chiedere il ripristino della legalità e del decoro nella zona. E in particolare per porre un argine ai rischi a cui sono esposti i bambini: «Non è più possibile tollerare la situazione in cui versa la zona, soprattutto per quanto riguarda i minori, nonostante i circa 14 milioni di euro spesi per l'accoglienza – ha attaccato Luca Longo, tra i fondatori del comitato e con una storia alle spalle nella cooperazione internazionale – ci sono bambini anche di sette anni che sono possibili prede della prostituzione minorile o del traffico di organi perché non si fanno le identificazioni.
Per fermare questo scempio stiamo valutando delle azioni giudiziarie contro i rappresentanti delle istituzioni che hanno abbandonato i minori». E anche per questo motivo le associazioni africane si sono unite alla battaglia nella zona, visto che per loro c'è una doppia sofferenza: «Vedendo la situazione oggi in questa strada sentiamo e capiamo il disagio dei milanesi – ha spiegato Mariam Ghebre Jesus, in Italia da 42 anni e a capo di un'associazione italo-abissina - sia la sofferenza e la disperazione di chi è qui per strada, e in Italia neanche ci vuole stare magari». «Molti di noi sono italiani e si sentono italiani – precisa il suo omologo della comunità eritrea – per questo siamo qui per chiedere la soluzione a un problema che è di entrambe le parti». La strada della «collaborazione e non della contrapposizione», come spiegato da un altro fondatore del comitato, Paolo Ugoccioni, è stata intrapresa, ma «siamo pronti a usare sia la carota che il bastone»: prima ci sarà una festa a base di piatti tipici italiani e africani che saranno serviti ai migranti, ma se nel frattempo le istituzioni non si saranno mosse partirà una marcia da Porta Venezia fino in Piazza della Scala. Una scelta drastica, ma resa obbligata dalla necessità: «Il clima invernale ci darà un po' di respiro – ha previsto Uguccioni – ma appena il mare si calmerà e tornerà la bella stagione ci sarà una nuova ondata». Intanto, come sottolineato da Giovanni Cafaro del sindacato autonomo Sinclado, «le attività della zona hanno perso molti clienti, il calo del fatturato è arrivato fino al 70 per cento, e questo vuol dire anche posti di lavoro, ma i grandi sindacati non si sono mossi». Infatti c'è anche chi è stato costretto ad aprire soltanto la sera a causa della drastica diminuzione del giro d'affari. «Caro Sangalli – ha chiosato Uguccioni rivolgendosi al presidente di Confcommercio – non esistono solo i politici, ma anche le piccole e medie imprese». Oggi, dunque, si capirà se le risposte del Palazzo soddisfaranno il comitato, altrimenti nelle prossime settimane prenderà forma la grande marcia di protesta contro l'inefficienza delle istituzioni.
Anche il centrodestra alza la voce: «In Porta Venezia i grandi assenti sono Stato e Comune – rincara la dose Riccardo De Corato, di Fratelli d'Italia.
Il governo, attraverso la Prefettura, aveva promesso un presidio fisso di Polizia. Il Comune non ha mai pensato di impiegare i vigili a supporto della sicurezza. La protesta di cittadini e commercianti risale a due anni fa: oggi verranno ricevuti in Prefettura, ma il disagio parte da lontano».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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