Il governo ha tentato tutto per chiudere il caso Expo. Ma nonostante le trattative serrate e la seconda bozza del decreto, le posizioni restano lontane. A meno di un blitz di Ferragosto, il via al Comitato e alla società di gestione slitterà a settembre. Restano da sciogliere nodi politici e problemi tecnici. LExpo 2015 prevede investimenti per 40 miliardi di euro (molti ancora da reperire), scelte significative anche dal punto di vista simbolico come la Torre. Levento inciderà pesantemente sulleconomia di Milano e della Lombardia e il progetto del Comune non è riuscito a convincere.
Letizia Moratti poteva sbloccare la situazione e a imporre la sua corsa e i suoi cavalieri solo se avesse ottenuto il sostegno pieno della Lega, che invece è mancato. A questo punto si sono rafforzati i venti contrari degli altri enti locali, Regione e Provincia, e le perplessità delle istituzioni economiche come la Camera di Commercio.
Il partito di Umberto Bossi è rimasto a metà tra le posizioni del sindaco e quelle del ministro dellEconomia, Giulio Tremonti. La commissione Bilancio, guidata dal lumbard Giancarlo Giorgetti, ha assegnato al Tesoro il controllo degli stanziamenti (1,4 miliardi) della finanziaria, consentendo al superministro economico di far sentire meglio la propria voce. Non ha agevolato lo scioglimento dei nodi il fatto che Roberto Maroni, ministro dellInterno e uomo di punta della Lega, sia rimasto fuori dalla bozza di accordo.
Palazzo Marino chiedeva un amministratore unico (Paolo Glisenti), nessun cda e un controllo quasi esclusivo. La battaglia estiva si chiude con un arretramento della Moratti, ma lo scontro decisivo è solo rinviato.
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