Sanità, trasporti. E soprattutto crisi, la grande emergenza a cui si legano le altre. In un periodo in cui Roma è matrigna, a causa dei tagli imposti dalla situazione economica, sono in molti a guardare alla Lombardia come al luogo da cui può ripartire un anelito di sviluppo per il Nord.
Con un miliardo e mezzo di euro di trasferimenti in meno da parte dello Stato nel giro di due anni e mezzo, inizia la corsa a come chiudere il bilancio, senza scelte recessive. «Troppe tasse e niente ripresa» è il giudizio politico sul governo Monti che Roberto Formigoni e il Pdl lombardo guidato da Mario Mantovani condividono.
A questo punto, però, è importante che alla pars destruens segua una pars construens, in cui la Regione Lombardia dia prova di riuscire a fare scelte diverse da quelle del governo nazionale, a dimostrare che al di là delle difficoltà innegabili perché sotto gli occhi di tutti, c'è spazio per una politica economica che dia respiro alle imprese e ai cittadini, in attesa di una boccata d'ossigeno che consenta di sperare in un futuro migliore.
Inutile negare che sarà un anno duro e di battaglia politica. Ma proprio per questo le urgenze vanno affrontate con decisione e senza sconti. Una delle grandi incognite dell'autunno riguarda il ventilato aumento del ticket sanitario, quasi imposto dalla manovra romana. Ma in un momento del genere, in cui le famiglie faticano ad arrivare alla fine del mese e le cure sanitarie meno urgenti vengono rimandate a tempi migliori, per i cittadini sarebbe incomprensibile un aumento del costo delle prestazioni essenziali.
Una considerazione che rende ancora più inevitabile mettere mano a una vera riforma sanitaria, che possa trovare il denaro nei buchi dei bilanci in cui sono ancora possibili miglioramenti. È necessario accorpare ospedali e Asl, procedendo così a una maggiore razionalizzazione dei costi che tagli la burocrazia e non si sfoghi sui servizi al cittadino.
La Lombardia non ha bisogno di dimostrare la sua efficienza in ambito sanitario, che gli è riconosciuta da tutti, a partire dai tantissimi pazienti di altre Regioni che si mettono in fila per essere curati qui e non altrove. Ma ciò non significa che non esistano ulteriori margini di miglioramento e una riforma del sistema di accreditamento potrebbe venire incontro a questa esigenza di contenere i costi e aumentare la trasparenza agli occhi dei cittadini, inevitabilmente impressionati dalle vicende giudiziarie che hanno toccato la sanità lombarda.
Un tema che si lega a doppio filo con quello della macroregione.
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