Una commissione Antimafia contro l'assalto alla Galleria

Spuntano altri sospetti sui concorrenti in gara. Fi: "Fare chiarezza". Il consigliere De Pasquale: "Più luce sui partecipanti". Palazzo Marino mercoledì comunicherà gli ammessi

Una commissione Antimafia contro l'assalto alla Galleria

Un salto con l'asta da record del mondo: per alcuni partecipanti alla gara indetta dal Comune per due locali nel cuore della Galleria, un eventuale successo costituirebbe un clamoroso salto di qualità rispetto alle attività finora svolte. Al punto di chiedersi se abbiano le spalle abbastanza larghe per affrontare una sfida che prevede condizioni severe: affitti da quattrocentomila euro, obbligo di apertura continuata per 365 giorni. I più coraggiosi, per così dire, sono i due albanesi da meno di un anno titolari di una società con 2mila euro di capitale e nel curriculum la gestione di ne una edicola sotto la stazione metropolitana Duomo. Non sono gli unici outsider. E sul caso degli intrecci societari sospetti tra le imprese ieri Forza Italia ha chiesto una seduta della Commissione Antimafia. E il Comune mercoledì comunicherà gli ammessi.

Non ha lasciato passare un giorno. Il consigliere di Forza Italia Fabrizio De Pasquale ha letto ieri mattina l'inchiesta del Giornale sugli strani intrecci societari tra i concorrenti in gara per aggiudicarsi due spazi della Galleria, e già nel pomeriggio ha depositato la richiesta di una seduta della Commissione Antimafia. Con due punti all'ordine del giorno, per evitare che «con la scusa dell'asta ancora in corso ci dicano che non si può fare». Il primo titolo coglie al centro la questione: gli intrecci vietati tra società concorrenti al bando del Comune sulla Galleria. Il secondo: discussione sulle infiltrazioni mafiose in pizzerie e locali del centro storico. E il presidente Pd della Commissione, David Gentili, ammette che «forse sarebbe improprio che durante il lavoro degli uffici si convocasse una seduta su un bando ancora aperto, ma si può discutere del tema dei cartelli e del riciclaggio di denaro legato alle attività commerciali». Riferisce peraltro di aver segnalato lui stesso al Demanio settimane fa un caso sospetto, una volta letta la lista delle imprese in gara, e assicura che «i collegamenti societari sono già conosciuti alla commissione di gara, nell'esame è coinvolta anche la prefettura e questo mi tranquillizza, valuterà tutto con attenzione».

L'assessore al Bilancio Roberto Tasca che ha in mano la partita del Demanio ieri a margine el consiglio comunale non ha voluto commentare perchè «c'e una gara in corso, sarebbe scorretto. Il Comune parlerà con gli atti». Ma intanto, forse per spegnere una polemica che rischia di trascinarsi a lungo, la commissione ha convocato per mercoledì prossimo i dieci partecipanti per comunicare in sede pubblica chi è stato ammesso. Poi procederà con l'esame delle offerte tecniche in sede privata e (probabilmente intorno a metà o fine aprile) aprirà in seduta pubblica la busta con le offerte economiche e aggiudicherà provvisoriamente gli spazi occupati del ristorante «il Salotto» e della «Locanda del Gatto rosso». Per quella definitiva dovrà attendere ovviamente la sentenza del Consiglio di Stato sui ricorsi presentati dai titolari che puntano a salvare il posto.

«La politica ondivaga della giunta Sala sulla Galleria ha portato a un bando che penalizza chi ha lavorato e investito su quei locali - insiste De Pasquale a difesa delle due attività già presenti da anni-. In compenso anzichè richiamare grandi marchi vede la partecipazione di società misteriose con intrecci azionari vietati, storie aziendali inesistenti, disponibilità dall'origine non limpida». Anche il forzista Pietro Tatarella esprime «preoccupazione per gli intrecci societari, il Comune deve vigilare con grande attenzione». L'altra considerazione che va fatta, prosegue, «è che il bando per come è concepito non tiene sufficientemente in conto della qualità dell'offerta ma della parte economica».

Il leghista Alessandro Morelli si augura che «la commissione Antimafia possa fare luce» ed è «convintissimo che le attività già presenti in quegli spazi debbano essere tutelate proprio per evitare casi così dubbi». Il quadro emerso «è molto preoccupante, ci ha dato molta materia su cui riflettere - assicura da sinistra Basilio Rizzo (Milano in Comune) - e auspico che chi ha il dovere di indagare lo faccia».

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