Computer rotti: in tribunale centralino muto

Computer rotti: in tribunale centralino muto

Attese lunghe, quasi interminabili, scandite dalla marcia trionfale dell'Aida che in un moto di onnipotenza, ai tempi di Mani Pulite, qualcuno scelse per fare compagnia agli utenti. Il centralino telefonico del tribunale è da mesi diventato una metafora dei tempi della giustizia: si sa quando si comincia, e non si sa quando si finisce. Minuti su minuti, dopo avere digitato lo 02-5436, e spesso va a finire che la linea cade prima di avere potuto sentire la voce di un umano. Parrebbe un disservizio come tanti, se dietro non ci fosse una storia tanto singolare quanto sconfortante, dove si incrociano sprechi, burocrazie pasticci legislativi e indolenze. E amen se a patirne le conseguenze sono i cittadini che vorrebbero trovare un filo diretto con gli uffici del Palazzaccio.

Alle 11 di ieri mattina, nei locali del centralino - uno stanzone a ridosso del grande cortile al centro del Palazzo di giustizia - ci sono cinque impiegati: di solito ce ne sono sette o otto, ma alcuni di loro in questi giorni sono malati. Ma solo tre dei presenti rispondono alle chiamate. Gli altri non fanno nulla, assolutamente nulla. Ma non sono pigri o assenteisti. Semplicemente, 5 delle 8 postazioni sono fuori servizio da mesi, senza che nessuno le aggiusti. Così i centralinisti sono costretti a darsi i turni sui tre computer funzionanti: un'ora lavorano, mezz'ora fanno pausa. E intanto la lista delle chiamate in attesa si allunga a dismisura. «Sa qual è la conseguenza? Che quando finalmente riusciamo a rispondere ce ne sentiamo dire di tutti i colori», racconta un'addetta. «Gli utenti sono esasperati e li capiamo. Ma non devono prendersela con noi. Noi vorremmo lavorare, non ne possiamo più di passare mezze giornate qui a non fare niente in attesa che un collega ci lasci il posto libero per rispondere. Abbiamo protestato, abbiamo mandato lettere praticamente ad ogni ufficio esistente. Niente da fare, i computer non vengono aggiustati. E con solo tre postazioni funzionanti è inevitabile che le attese diventino interminabili. Oltretutto da qualche tempo dobbiamo rispondere anche alle chiamate per il tribunale dei minorenni che non ha più un suo centralino». Il problema nasce dalla legge che ha tolto al Comune le spese per il funzionamento degli uffici giudiziari passandole al ministero della Giustizia. Quest'ultimo se ne è lavato in gran parte le mani, girando l'onere al ministero delle infrastrutture. Nel frattempo il contratto con Telecom pare sia scaduto. Risultato: i computer si rompono, e nessuno si prende la responsabilità di aggiustarli. «Quando siamo tutti presenti, è più la gente che sta in piedi a non far niente di quella che ha un posto per lavorare. In un paese in cui i pubblici dipendenti sono accusati di battere la fiacca, noi chiediamo invano di poter lavorare», dicono i centralinisti.

Intanto, nelle schermate dei computer la lista delle chiamate in attesa si allunga sempre di più: avvocati, forze dell'ordine, magistrati e semplici cittadini che aspettano invano una risposta. Meno male che c'è Verdi a spronarli a resistere.Luca Fazzo

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