«Il Comune aveva ragione sulle unioni tra gay»

«Il Comune aveva ragione sulle unioni tra gay»

Roma chiama, Milano risponde. Il Tar del Lazio ha accolto il ricorso delle coppie gay, che si sono viste cancellare dal prefetto la trascrizione delle proprie nozze contratte all'estero. Il motivo? La cancellazione è esclusiva competenza dell'autorità giudiziaria ordinaria. Esattamente ciò che ha scritto Rete Lenford nel ricorso al Tar della Lombardia contro il prefetto Francesco Paolo Tronca, «reo» di aver cancellato dal registro di Stato civile le trascrizioni milanesi, firmate personalmente dal sindaco Giuliano Pisapia. Non appena le agenzie hanno battuto la notizia, assessori, consiglieri, associazioni hanno rilasciato le più varie (entusiastiche) dichiarazioni.

A partire dall'assessore al Welfare del Comune Pierfrancesco Majorino che ha preso la parola in difesa del sindaco (assente perché in vacanza). «La decisione del Tar del Lazio - sentenzia Majorino - dimostra che il sindaco Pisapia ha sempre avuto ragione sostenendo che la “circolare Alfano” fosse illegittima. Il ministro avrebbe dovuto ascoltare Pisapia invece di intervenire su una materia non di sua competenza. Alfano ha dimostrato così la sua miopia oscurantista. Milano si è dimostrata ancora una volta come la Capitale dei diritti, una strada che continueremo a percorrere anche in futuro». Lo segue a ruota Rosaria Iardino (Pd), paladina dei diritti lgbt: «Di fatto con la sentenza del Tar tutte le trascrizioni rimangono valide, ma mi auguro che tutto questo non serva a nulla grazie alla proposta di legge che potrebbe arrivare in parlamento prima dell'inizio dell'estate».

Il consigliere di Sel Luca Gibillini arriva a chiedere le dimissioni del ministro dell'Interno, autore della circolare che invitava i prefetti a far rispettare la legge sulle nozze same sex . «Ancora una volta possiamo dire che avevamo ragione - polemizza Luca Gibillini (Sel)-. Oggi il Tar del Lazio ribadisce il concetto. Avevamo ragione. E Alfano si dimetta.

Attenzione, però, i giudici amministrativi nelle motivazioni sostengono anche «che l'attuale disciplina nazionale non consente di celebrare matrimoni tra persone dello stesso sesso e, conseguentemente, matrimoni del genere non sono

trascrivibili».

«La sinistra ha poco da gioire - avverte Matteo Forte (Polo dei milanesi) -: il Consiglio di Stato ha già ribadito il potere prefettizio di annullare le ordinanze emanate dal sindaco quale ufficiale del governo».

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