"Ma il Comune si accorge solo ora di come siamo costretti a vivere?"

Spirito: "La folla che abusa di alcol in strada porta più contagi"

"Ma il Comune si accorge solo ora di come siamo costretti a vivere?"

Quanto costerà riprendersi gli spazi sociali in termini di abitudini e godibilità, ma anche sul fronte della leggerezza? E non solo per chi vorrà andarsi a sedere nuovamente al tavolo di quel posticino tanto piacevole per gustarsi una cena in compagnia (e in santa pace) ma anche per chi nella zona della movida ci abita, ha casa ed è costretto a far fronte a problematiche quotidiane di non poco conto? Se il sindaco Beppe Sala «alza il prezzo» e insieme al prefetto Renato Saccone punta a una linea rigida sui controlli nelle aree della movida, quella medesima cifra i comitati cittadini di residenti non l'hanno mai abbassata.

«Pensi che prima del lockdown stavamo istruendo un'azione legale proprio verso di lui, il sindaco. Poi chiaramente con il diffondersi del contagio tutto è passato in secondo piano» esordisce Franco Spirito, presidente del Direttivo «Pro Arco Sempione». E ci mostra un documento mandato in questi giorni a Palazzo Marino e sottoposto all'attenzione, oltre che del primo cittadino, anche degli assessori competenti (Scavuzzo, Tajiani e Granelli). Nell'approfondimento l'associazione di residenti rivolge uno sguardo dir poco severo al piano di «Strategia e adattamento» del Comune. In particolare per quel che concerne il paragrafo «Spazi all'aperto per attività commerciali e di somministrazione» si legge «(...) Ma ciò che più ci impensierisce è che se la ricettività di spazi di somministrazione esterni rimarrà come quella di prima del lock-down il fenomeno della movida con tutti i problemi di abuso di alcolici ed altro da parte di giovani creerà occasioni di contagio nelle notti estive con inevitabili assembramenti di persone non lucide. Infine paventiamo che provvedimenti concepiti come temporanei rimedi possano rimanere perpetui perché spazi nuovi concessi difficilmente saranno revocati».

Spirito - che oltre a trovarsi ai vertici del Direttivo «Pro Arco Sempione» coordina le zone dei Navigli, quella di Garibaldi, di piazza Sant'Agostino e di via Lazzaretto per l'associazione nazionale residenti «No degrado malamovida» costituitasi nel 2015 - prosegue: «Noi in Sempione abbiamo un particolare problema rispetto a tutte le altre zone della movida, ovvero marciapiedi larghi 17 metri dove si è creato uno schieramento enorme di tavolini e sedie fino a raggiungere oltre 1200 posti a sedere e che, com'è ovvio, costituiscono un punto di richiamo per la folla».

Ana Brala, presidente dell'associazione residenti «Ripa Porta Ticinese», concorda con il giro di vite sui controlli deciso da Sala e da palazzo Diotti: «Sui Navigli c'è ancora troppa gente senza mascherine oppure che le indossa ma sollevate, non calate sul viso.

È una situazione assurda dopo quanto abbimo fatto in questi mesi». E insiste: «Plaudiamo ai controlli e consigliamo al sindaco di insistere non solo sui clienti dei locali, ma anche sui gestori che spesso sono i primi a violare le regole».

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