Il Comune sponsor, ai gay non basta

Sul sito di Palazzo Marino il programma per trovare locali amici. Ma arriva la protesta: "Censurati i club per scambisti"

Il Comune sponsor, ai gay non basta

Una App per rendere «Milano gay friendly». È da oggi on line sul sito del Comune un'applicazione dedicata alla comunità Lgbti (lesbo, gay, bisex, transgender e intersessuale) attraverso la quale è possibile trovare informazioni su eventi «gay friendly» in città dalle mostre ai concerti, ottenere sconti in alcuni esercizi commerciali convenzionati, scoprire associazioni, avere indicazioni per i centri per la tutela della salute e l'ubicazione dei distributivi automatici di preservativi. In italiano e inglese. Ma non a tutti basta, c'è infatti chi, nella comunità lgbti milanese, ha bollato l'iniziativa come «ipocrita» e «sessuofoba». Perché? Esclude dall'elenco i club per incontri sessuali.

L'obiettivo è quello di «far conoscere anche in vista di Expo una città accogliente e lontana da ogni discriminazione» con un'iniziativa già presente in metropoli come New York, Parigi e Berlino. È possibile scaricare la App «Milano gay life» dal sito internet www.turismo.milano.it. «Si tratta di un passo piccolo ma significativo che dimostra la volontà della città di essere una realtà priva di ogni discriminazione» ha spiegato l'assessore al Turismo Franco D'Alfonso. L'iniziativa nasce con un occhio di riguardo ai turisti stranieri lgbti che verranno a Milano per Expo, e che rappresentano un segmento importante dei 21 milioni di visitatori attesi. «Il turismo lgbti è vivace e mobile - spiega la consigliera comunale Pd Rosaria Iardinio, tra i promotori dell'iniziativa - e Milano che sarà capitale del mondo per sei mesi si deve dimostrare aperta e accogliente. Secondo gli ultimi dati internazionali sul turismo lgbti il 40% sceglie come meta di vacanze località “gay friendly”, il 42% si muove in coppia, la spesa media per una vacanza è di 1000 euro, mentre per un week end è di 309 euro». In Italia complessivamente il turismo lgbti vale 2,5 miliardi di euro. «È un'occasione che non possiamo perdere - spiega l'assessore D'Alfonso - avremo la chance di diventare meta turistica anche da week end. E sarà grazie al passa parola di chi verrà qui per l'esposizione universale». L'opposizione a Palazzo Marino non ha risparmiato le critiche per un'iniziativa «più da circolo Arci che non da amministrazione pubblica» per dirla con le parole di Matteo Forte, consigliere Ncd. «Se queste sono le premesse, sono molto preoccupato sul modo in cui il Comune preparerà l'accoglienza di milioni di turisti in vista di Expo» commenta dichiara Stefano Bolognini, esponente provinciale della Lega.

La novità non è piaciuta nemmeno a tutti gli interessati. «È un'operazione ipocrita: serve solo a promuovere Milano come città per il turismo gay», ha detto Marco Albertini della rivista Pride che ha lamentato il mancato coinvolgimento della comunità commerciale gay nella creazione dell'app.

Un'app «calata dall'alto» per Cristian Trivellato del club Depot, che «taglia fuori molte realtà già presenti sul territorio». Il problema? Sono stati esclusi dalla lista i cruising, cioè i locali per scambisti. «Questa è censura». «Il Comune non incentiva il turismo sessuale né gay né etero» la replica secca della consigliera Iardino.

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