Il Comune uccide Expo «Scelta sconsiderata, noi l’abbiamo trovato»

Il Comune uccide Expo «Scelta sconsiderata, noi l’abbiamo trovato»

«L’Expo 2015 a Milano io non l’ho scelto, me lo sono ritrovato» dice Giuliano Pisapia con una frase che suona come un ulteriore colpo ben assestato contro l’evento che la città attende tra poco più di mille giorni. In dubbio anche le future decisioni del primo cittadino, che parla così del suo incontro con il premier Mario Monti: «Su alcune richieste mi sono state date rassicurazioni, perché dipendevano dal presidente del consiglio, per altre ovviamente non è stato possibile». A dominare rimane l’incertezza.
Non è l’unico intervento pesante della giornata. L’assessore al Bilancio getta l’aggettivo «sconsiderato» nell’arena politica di Expo. «È stato un gesto in parte di coraggio e in parte di sconsideratezza» commenta Bruno Tabacci, parlando della decisione di organizzare Expo 2015 a Milano. Secondo Tabacci, le mutate condizioni storiche rispetto alle manifestazioni universali «di successo», come quelle del secolo scorso renderebbero l’Expo un’idea un po’ sconsiderata.
In realtà quando l’Expo 2015 fu assegnata a Milano, il 31 maggio del 2008, dopo una battaglia difficile con la turca Smirne guidata dall’allora sindaco, Letizia Moratti (che fu poi nominata commissario), la passione si basava su calcoli ben ponderati, tanto che furono condivisi in maniera trasversale. Non si può certo dimenticare che l’Expo è stata vinta dall’Italia quando presidente del Consiglio era il ben soddisfatto Romano Prodi. E nel comitato d’onore bipartisan, accanto a Silvio Berlusconi, sedeva Massimo D’Alema.
In quei giorni del 2008 l’entusiasmo era generale, anche grazie al tema scelto «Nutrire il pianeta. Energia per la vita», che unisce in sé l’attenzione a un’emergenza planetaria come la fame nel mondo a una delle risorse economiche glocal più anti-crisi quale il cibo di qualità, di cui l’Italia è una capitale mondiale. Una bella idea intorno a cui realizzare qualcosa di destinato a rimanere nella storia.
L’Esposizione universale del 1889, ospitata a Parigi, è passata alla storia per la costruzione della Tour Eiffel, che ha reinventato il panorama della città, diventando uno dei siti più visitati al mondo. L’Expo di Milano 1906, dedicata al traforo del Sempione, ha lasciato ampie tracce nel parco milanese, a partire dall’Acquario civico. Idee innovative per il tempo in cui furono realizzate e ampiamente contestate dai catastrofisti dei loro tempi.
Meno di una settimana fa l’Assemblea generale del Bureau International des Expositions, il temuto Bie, ha definito «convincente e ben calibrato» il progetto milanese, a cui hanno già aderito ben 87 partecipanti ufficiali, quando mancano ancora tre anni al via definitivo. I lavori sono in corso. In questo momento sul sito che ospiterà l’Expo 2015 si svolgono gli interventi per la rimozione delle interferenze. E a metà luglio sarà assegnata la gara per realizzare la piastra sulla quale sorgeranno i padiglioni. Sul tema è intervenuto anche il governatore Roberto Formigoni, commissario generale dell’Expo: «Sono un tantino sorpreso delle dichiarazioni del sindaco Pisapia. Non risulta in nessun atto che il Bie stesse per revocare l’Expo a Milano». Replica a un’ulteriore dichiarazione di Pisapia che parlava proprio di incertezze del Bie su Milano.
Non è il momento dei dubbi.

E non è il pessimismo la via per combattere le difficoltà economiche che Milano condivide con il resto del mondo. Proprio perché è un’impresa difficile, l’Expo 2015 ha bisogno dell’entusiasmo di tutti per arrivare in porto.

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