Era nato il 25 aprile del 1920 e in quella data era già scritto il suo destino. Nel giorno del suo compleanno infatti, Milano festeggia la Liberazione di cui egli stesso fu protagonista. Ed è anche grazie a lui se il 25 aprile è diventata una data simbolo della città antifascista.
Agostino Casali, il «partigiano Tino», è morto ieri a 95 anni e i compagni dell'Anpi ne hanno dato notizia con «immenso dolore». Oggi la camera ardente sarà allestita nella Casa della Memoria in via Federico Confalonieri e sono già in tanti a salutarlo. La Cgil, il deputato e candidato alle primarie Lele Fiano, la ex ministro Barbara Pollastrini e un altro ex ministro (non di sinistra) come Corrado Passera, oggi candidato a sindaco.
Casali era stato comandante partigiano e poi nel dopoguerra tra i principali protagonisti dell'Associazione nazionale partigiani, che guidò a lungo e fino ai massimi vertici, milanesi e nazionali. Ma fu anche consigliere comunale, assessore e per 5 anni presidente dell'ente ospedaliero «Luigi Sacco».
La sua militanza politica era iniziata l'8 settembre 1943, sotto il nome di Colombani August, col quale era partigiano nella Francia meridionale. Rientrato in Italia nei primi mesi del 1944 aderì al Pci. Prima comandante del Battaglione «Cosenz», poi commissario della Brigata «Casotti», alla vigilia dell'insurrezione fu commissario di guerra della Divisione d'assalto «Antonio Gramsci», formazione di montagna che, superati il Po e il Ticino e liberate Voghera e Pavia, entrò per prima a Milano il 27 aprile '45. Fu eletto consigliere comunale dal 1955 al 1965. E dal 1980 al 1985 ha ricoperto l'incarico di assessore alla Sanità nella Giunta guidata da Carlo Tognoli. Poi restò in Consiglio comunale fino al 1990. «Era davvero un moderato - ricorda Roberto Caputo, ex assessore a sua volta - mai estremista, mai l'ho visto eccedere. Rientrava sicuramente nell'alveo riformista, era vicino ai miglioristi, aveva cultura di governo e delle istituzioni. Certo, era diverso da me, io ero socialista, laico e libertario, lui era di formazione comunista e allora c'era il centralismo democratico per cui guai a sgarrare dalla linea del partito. Eravamo diversi ma con lui c'era possibilità di dialogo». «È stato per anni un insegnamento di democrazia per intere generazioni - prosegue Caputo - La sua è una figura che rimarrà indelebile nella nostra memoria. Milano perde un pezzo della sua storia e io perdo un amico e un maestro politico».
Molti oggi ricordano Casali.
E fra questi anche il sindaco, Giuliano Pisapia, che alla notizia della scomparsa dice: «Conoscerlo e frequentarlo per me è stato un onore, Casali è stato una figura esemplare, da ragazzo scelse di combattere dalla parte della libertà e nel dopoguerra ha proseguito il suo impegno per la democrazia e per la giustizia sociale».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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