Fanno i comunisti coi soldi dei milanesi

Il partito dell'ex ministro Diliberto non paga la sede. E il debito è già arrivato a 70mila euro

Fanno i comunisti coi soldi dei milanesi

I «compagni» ci hanno organizzato feste e comizi elettorali fino a qualche giorno fa. Location centralissima e suggestiva: via De Amicis 17, a due passi dalle Colonne di San Lorenzo e da corso Genova. É un palazzo storico, adiacente all'anfiteatro romano, nel cortile sono conservati i reperti antichi rinvenuti durante gli scavi archeologici. Ospita circoli culturali, ambientalisti, è anche i quartier generale degli ex socialisti e degli «ideologi arancioni» che si riuniscono alla fondazione Aldo Aniasi. E al civico 17, appunto, c'è una bella sede del Partito dei Comunisti italiani, che oggi partecipa con tanti suoi aderenti alla Rivoluzione civile di Ingroia. Bene. Succede che mesi fa il capogruppo milanese della Lega Alessandro Morelli riceva l'avviso di sfratto per la sezione «Darsena» del Carroccio, con sede fissa da almeno 15 anni all'ex casello daziario di piazza XXIV Maggio. Il contratto è scaduto e il Comune vuole avviare un piano di valorizzazione. Sono i giorni in cui la sinistra difende a spada tratta l'occupazione delle palazzine Aler da parte del collettivo Lambretta, e la giunta Pisapia non si affretta a chiedere lo sgombero di Macao dall'ex macello dell'Ortomercato (parentesi, sono ancora lì). Il leghista Morelli si impunta e avverte Lucia Castellano, ancora assessore alla Casa e Demanio prima di dimettersi a fine gennaio per candidarsi come capolista di Umberto Ambrosoli presidente: «Non ce ne andiamo». E intanto invia un'interrogazione agli uffici del Demanio per conoscere la situazione degli altri partiti che hanno sede in immobili di proprietà del Comune. É il 24 ottobre, la risposta su carta intestata rivela che «il partito dei Comunisti Italiani con sede in via De Amicis 17 è moroso e ha maturato un debito con il Comune pari a 70.369,76 euro». Ieri Morelli ha richiesto un aggiornamento della situazione, e gli uffici dell'ex assessore Castellano confermano che «l'aggiornamento al 31 dicembre» è tale e quale, che si facciano chiamare compagni duri e puri o «rivoluzionari», i comunisti non pagano. Settantamila euro di morosità. «Si chiude un occhio, purchè il conto sia degli “amici”, mentre chi paga regolarmente viene epurato perché unica opposizione a Pisapia - attacca il capogruppo leghista -. Ora capiamo il merito della candidata numero uno di Ambrosoli, Lucia Castellano, che ha scelto di cacciare la Lega dalla sua sede storica di piazza XXIV Maggio chiudendo colpevolmente gli occhi su una grave morosità del partito dei Comunisti Italiani in via De Amicis, che non ci è dato sapere se sia stata ripianata nell'ultimo mese e mezzo». D'altronde «via De Amicis 17, sede del Museo dell'Arena, tra un'associazione arancione e l'altra, è un intero stabile appaltato alla sinistra. Dopo i favori fatti all'Arci, alle associazioni degli assessori e persino a Dario Fo, siamo di fronte all'ennesimo utilizzo di spazi pubblici per gli amici degli amici».
Dalla sede di piazza XXIV Maggio invece ieri notte hanno fatto sparire lo striscione «Prima il Nord», slogan della Lega alle regionali.

Un militante avrebbe visto alcuni appartenenti al circolo Arci «Lato B» che ha sede accanto alla sezione lumbard. Alle proteste, «in quattro gli hanno risposto che lo striscione non poteva campeggiare sulla nostra sede» riferisce Morelli.

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