Il concerto fa saltare i nervi: «Stop alla musica in piazza»

Il concerto fa saltare i nervi: «Stop alla musica in piazza»

Smorzate le ugole del Cordusio! Non ce la fanno più a resistere i commercianti della piazza, sottoposti da mezzodì a notte a una sorta di tortura della goccia, anzi peggiore, perché la monotonia della ripetizione viene da litanie non solo cantate e suonate per ore e ore, ma sparate al massimo. «Questo è stalking, è stalking in piena regola. Sono due anni che con fax e lettere mi appello al Comune perché rimuova i musicanti da qui. Non ho mai ricevuto risposta. Si può immaginare cosa significhi lavorare tutto il giorno in negozio con la stessa nenia che ti entra nelle orecchie per ore e ore? Mi chiedo perché i nostri amministratori non mandino gli indios con i flauti o le band di passaggio nel Quadrilatero della moda. Via Montenapoleone angolo Sant'Andrea. Sarei curioso di vedere che succede».
E' più di un sos quello lanciato da Giampaolo Storti, proprietario della bottega di orologi e gioielli d'epoca; sta diventando una supplica di salvataggio, un grido di volontà di liberazione a cui si uniscono tutti i negozianti della piazza, anche ieri ingombra di tre gruppi che si esibivano a pieni polmoni tra cantarelle napoletane, fischiettii delle Ande e chitarre. «Almeno fosse musica di qualità! E se ti avvicini pregando qualcuno di smetterla per un po', dopo che ti garrota i timpani in continuazione, ti dà anche del fascista, esibendoti il regolare permesso. Anch'io sono regolare: pago fior di euro per l'affitto e le tasse».
Insomma ne hanno piene le stive i poveri «galeotti» forzati di sinfonie da strapazzo in questa piazzetta in faccia al Duomo, che cerca di barcamenarsi per dare dignità a uno dei più affascinanti luoghi del centro sporcato dal sonoro inquinamento dei suoni, a volte mefitici più dell'ozono. «Ci diamo da fare per presentare le cose al meglio visto il tenore della clientela ma è davvero difficile - confessa Marco, alla cassa del caffè Mercanti -. Una volta i gruppi erano in corso Vittorio Emanule. Vorremmo sapere perché sono stati spostati qui. Malcontenti? Siamo molto al di sopra dello scontento. La pazienza ha un limite».
Storica bottega del centro, la ditta Guenzati vende kilt e maglioni british ma Vittorio, il proprietario, e i commessi non si sognano nemmeno per scherzo di suonare la zampogna. «Nessuno ce l'ha con i musicisti di strada - specifica Alessandro -, protestiamo contro un'overdose d'esibizione canora, che inizia alle undici del mattino e prosegue ininterrotta anche fino alle nove di sera. Forse chi è di passaggio non se ne rende conto, ma chi è costretto a stare sul posto per otto ore va fuori di testa. Pisapia toglie i mercatini di Natale e poi ci rifila band di dubbio gusto». Non c'è requiem al Cordusio, dove si richiede una tregua all'assalto di cantastorie logorroici e stonati.
«Non solo stonati ma purtroppo amplificati - ribadisce Alessandro, alla cassa del bar Martini -. Non si tratta di note soft. Questi signori arrivano tutti ben organizzati, con casse che sparano volumi insostenibili. Si piazzano in zona con batterie, tamburi, percussioni che vanno a martello.

Cosa ci dobbiamo aspettare? Che tra un po' allestiscano anche i palchi dei megaconcerti da stadio? In altre grandi città i complessi si trovano nei parchi o comunque in luoghi dove ci sono solo i passanti, non quelli che come noi non possono andarsene perché lavorano».

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