Ergastolo per Giuseppe Pellicanò. Non sono bastati il rito abbreviato e una perizia psichiatrica disposta dal gip che ne attestava la seminfermità mentale a evitare all'imputato la pena massima. È la decisione del gup Chiara Valori, dopo la richiesta del pm Elio Ramondini. Il pubblicitario 54enne è accusato di strage e devastazione per aver svitato il tubo del gas di casa e aver fatto esplodere il proprio appartamento di via Brioschi perché non accettava la separazione dalla moglie Micaela Masella. Nel disastro sono morti, oltre a Micaela Masella, due giovani fidanzati di origini marchigiane che vivevano nella casa accanto, Chiara Magnamassa e Riccardo Maglianesi. Le due bambine di Pellicanò, di 7 e 11 anni, rimasero gravemente ustionate.
Le motivazioni della sentenza si conosceranno tra 60 giorni. Il gup ha comunque riconosciuto tutte le aggravanti tranne quella dei futili motivi. Non ha appunto tenuto conto della perizia che dichiarava il vizio parziale di mente di Pellicanò dovuto alla depressione che stava attraversando. Ha inoltre tolto all'imputato la patria potestà sulle sue figlie, che sono state affidate ai nonni materni, e ha disposto per lui la libertà vigilata per cinque anni, nel momento in cui dovesse uscire dal carcere per buona condotta. Sono state decise infine provvisionali di risarcimento di circa 1,6 milioni di euro alla famiglia Masella: il padre, la madre, la sorella di Micaela e le sue due figlie. E di circa 1,5 milioni alle famiglie di Chiara e Riccardo. Alcune decine di migliaia di euro sono state riconosciute ai proprietari degli appartamenti danneggiati nello scoppio. L'unico «sconto» concesso per il rito abbreviato riguarda l'isolamento diurno in carcere.
Alla lettura del verdetto, nell'udienza a porte chiuse, a quanto si è saputo Pellicanò è rimasto impassibile. Subito dopo, barba lunga e testa bassa, gli agenti penitenziari lo hanno accompagnato fuori. I parenti delle vittime invece sono scoppiati in lacrime e si sono abbracciati. «L'ergastolo è una brutta cosa - ha dichiarato Franco Rossi Galante, legale dei Masella con Antonella Calcaterra -, ma la strage è il reato più grave e il giudice ha deciso la pena massima prevista». Pellicanò, difeso dagli avvocati Giorgio Perroni e Francesco Giovannini, confessò di aver aperto il gas la notte del disastro, ma di ricordare pochissimo a causa degli psicofarmaci che stava prendendo. «Io non perdono, ma adesso per noi è il momento di ricominciare», ha detto Alessia, la sorella di Micaela. «I giudici sono convinti - hanno aggiunto i genitori - che lui ha fatto tutto ciò volontariamente. Per noi è una pena in più».
La madre, Roberta, ha continuato: «Siamo soddisfatti della sentenza, ma mi sollevava l'idea che lui non fosse stato del tutto consapevole. Le bambine? Stanno bene, decideranno in futuro cosa fare con il loro padre». E Aldo Masella: «Purtroppo il verdetto non ci restituisce nostra figlia».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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