É «il solito metodo Pisapia». La condivisione, la partecipazione? «Macchè, informarci a cose fatte, quando hanno già votato le delibere». Alfredo Zini, vicepresidente di Epam, l'associazione dei pubblici esercizi milanesi che fa parte d Confcommercio, alle 16 è appena uscito dalla riunione con l'assessore al Commercio ed è infuriato. Non è la prima volta. Così su Area C, sulla tassa di occupazione del suolo pubblico, sui giovedì dello shopping. Questa volta la riunione del Duc (Distretto commercio) Ticinese era convocata per discutere degli orari della movida che scadono il 31 ottobre, cioè domani. «Peccato - sbotta Zini - che la giunta comunale li aveva già deliberati nella giunta di venerdì scorso, quindi abbiamo dovuto prendere atto». Presenti anche l'assessore alla Sicurezza Marco Granelli, il presidente del Consiglio di zona 1 Fabio Arrigoni. La giunta ha comunicato ai commercianti che vengono prorogate per sessanta giorni gli orari già in vigore nelle zone più frequentate della movida milanese. Per i locali del Ticinese, la chiusura dei dehors è fissata tassativamente alle due di notte, all'interno l'attività può proseguire fino alle 3. Per chi non ha il plateatico, chiusura delle porte del locale all'una e da quell'ora divieto di vendere per asporto. All'Arco della Pace il regolamento prevede chiusura dei dehors all'una e dei locali alle due di notte (chiusura all'una delle porte e divieto di somministrazione per asporto agli altri). Per i Navigli, nel periodo di apertura delle scuole i locali possono lavorare fino alle tre il venerdì e sabato e devono chiudere un'ora prima dalla domenica al giovedì, mentre quando le scuole sono chiuse sette giorni su sette apertura consentita fino alle tre. Chiusura dei plateatici alle due di notte tutto l'anno.
«Gli orari devono essere più omogenei - attacca il rappresentante di Epam -, vorremmo l'applicazione del regolamento per i Navigli anche sulle altre zone della movida: Arco, Ticinese, ma anche nei distretti di prossima creazione come corso Como o l'Isola». Ma soprattutto, insiste, «il Comune usa un metodo che non ci piace».
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