«Come faccio a rispondere a una cosa del genere?». Era il 26 agosto quando Beppe Sala rispose stizzito all'invito del candidato sindaco del centrodestra, Luca Bernardo, ad un confronto in periferia. «Sono disponibile a farlo dove vogliono gli altri, però con tutti i candidati». Nei giorni successivi ha ribadito la regola «farò solo tre confronti - ha aggiunto - e dovranno esserci tutti gli sfidanti perché non è che ci sono candidati di serie A e di serie B». «Parole, parole, parole» cantava Mina. Ieri ha ceduto alle lusinghe di «Repubblica» per un confronto a tre con Layla Pavone del Movimento 5 Stelle e il leader di Italexit Gianluigi Paragone, marcando a margine l'assenza di Bernardo. «Salvini dice che sfuggo ai confronti? Io sono qui, dov'è il suo candidato?». Bernardo ha declinato, aveva impegni già fissati nei quartieri e ha ricordato a Sala che lo sta «ancora aspettando al confronto nei quartieri che la sinistra chiama periferie. E mi risulta che non abbia mai accettato inviti ad altri dibattiti con tutti i candidati che erano già programmati». Uno era promosso dall'associazione dei cronisti che seguono le attività di Palazzo Marino, tutte le testate.
Tant'è, lo scontro si è acceso ieri anche sulla liason con il Movimento 5 Stelle. E anche qui Sala ondeggia. Giorni fa, forte degli ultimi sondaggi che lo davano vicino alla vittoria al primo turno, dava praticamente per impossibile l'apparentamento con i grillini. Ora, dopo aver invitato gli elettori di centrodestra a fare voto disgiunto, riapre anche la porticina ai grillini. Giuseppe Conte due giorni fa ha dichiarato che «se ci sarà un secondo turno in cui non saremo coinvolti, valuteremo. Sicuramente avremo con più facilità un dialogo con le forze del centrosinistra che con la destra» ha dichiarato due giorni fa Giuseppe Conte. E Sala ora dice «non escludiamo nulla». La dichiarazione di Conte di apertura al centrosinistra è «di buon auspicio» e «se sarà necessario, rifletteremo per capire se c'è convergenza».
Secondo il leader della Lega Matteo Salvini l'asse M5S-Pd è «un segno di debolezza sia per Sala che per Conte, si sono fatti la guerra per 5 anni. Si metteranno insieme Pd e 5 Stelle e sinistra radicale,poi sceglieranno i milanesi». Il partitone del no.
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