«Non è mai troppo tardi per coltivare l'amore per la musica». É il messaggio con cui il Cpsm, sigla che sta per Corsi popolari serali di musica, incoraggia dal 1974 chi non è più un ragazzino ma vuole imparare a suonare uno strumento, anche da zero. La scelta è ampia: dalle lezioni di arpa alla fisarmonica, pianoforte, clarinetto, mandolino, oboe, violoncello, violino, chitarra. Ma anche canto solista, lirico, jazz, coro gospel. Unico denominatore: prezzo popolare. Per iscriversi alle lezioni di gruppo si spendono tra i 220 e 265 euro all'anno, trecento euro per un corso di strumento. I Cpsm sono un'associazione culturale no profit, nati come iniziativa di studenti e insegnanti del Conservatorio di Milano, che la sera concede ai Corsi popolari gli stessi spazi che di giorno vengono utilizzati per formare i musicisti professionisti. O almeno: ha concesso fino a giugno. Il 15 ottobre dovevano ripartire le lezioni, ma la musica popolare rischia di «finire». L'avviso di sfratto era partito ad agosto. Con una lettera la direzione del Conservatorio «Verdi» aveva fatto sapere di non essere più disposta - dopo quasi quarant'anni - ad offrire gratis gli spazi. Sono in corso i lavori di ristrutturazione, non finiranno prima della prossima primavera, di sera vuole mettere le aule a disposizione dei propri allievi per esercitarsi. Era scattata subito una petizione, il Comune ha tentato una mediazionee e a settembre si è aperto un tavolo tra il Cpsm e il direttore dell'istituto, Alessandro Melchiorre. Ma la trattativa non ha portato buoni frutti, almeno finora. Il Conservatorio è disposto a offrire ai Cpsm solo cinque aule al posto delle sedici normalmente usate dall'associazione - meno di un terzo - per i circa 500 iscritti all'anno e al costo di circa 10 euro all'ora, in pratica almeno 40mila euro all'anno. Ma Gemma Fabriano, docente di violino e membro del Consiglio Direttivo dei Corsi Popolari Serali di Musica, fa presente che «il costo è proibitivo per le poche aule che darebbero a disposizione. Dovremmo comunque cercare un'altra sede. I costi di iscrizione ai nostri corsi vanno a coprire tutte le spese di gestione e noleggio degli strumenti, non possiamo spendere tanto per l'affitto». La proposta della direzione insomma viene giudicata «indecente» e la professoressa Fabriano fa presente che «è una mossa suicida per il Conservatorio stesso. Se la gente non viene più educata alla musica, non andrà nemmeno a sentirla. Sta formando musicisti di eccellenza, ma dovrebbe coltivare nei propri spazi anche un pubblico di appassionati, non sbarrare le porte». Nel 2009 l'allora presidente del Conservatorio, Francesco Saverio Borrelli, eliminò dalla convenzione anche l'affitto minimo che veniva pagato allora dal Cpsm. I professori dell'associazione invece fanno presente che oggi l'istituto non vuole mettere per iscritto neanche un impegno a riasssorbire i corsi popolari nelle solite 16 aule a fine restyling.
Quella che doveva essere la prima settimana dei
corsi 2015/2016 è passata senza una casa. L'associazione non ha ancora perso del tutto la speranza di convincere il Consevatorio a ripensarci, con le buone ma anche con una mobilitazione di massa che sarà convocata a giorni.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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