Il coordinatore e le strategie per riconquistare il Pirellone

Il coordinatore e le strategie per riconquistare il Pirellone

(...) Parole non rassicuranti per i consiglieri che hanno ben lavorato. Non le sembra?
«Non ci sono solo le regionali. Ci sono le candidature nazionali: il 20 per cento dei posti sarà destinato ad amministratori comunali, provinciali e regionali. E poi ci sono le istituzioni, gli enti e soprattutto il lavoro nel partito, perché per coordinare sul territorio serve la competenza di chi è stato consigliere regionale».
Insomma, niente deroghe?
«La mia opinione è di rispettare le regole fissate, limitando al minimo le deroghe».
Molti volti nuovi?
«La cosa più importante è candidare persone credibili e riconosciute dalla comunità, che riscuotono la fiducia della gente».
Maroni è il candidato presidente. Chi sarà il suo vice? L'identikit ideale?
«L'identikit è quello di una persona che per un lungo periodo ha lavorato come amministratore locale, perché si comprendono i veri problemi della gente, di imprese, famiglie, giovani e meno giovani».
Sembra il suo identikit. Conferma di essere interessato al ruolo di vicepresidente della Regione?
«Io posso dire che come sempre sono a disposizione di quel che deciderà il presidente Berlusconi. Il nostro ruolo in politica è di servizio. Ma come me anche la Gelmini è stata amministratore locale, assessore provinciale e regionale. È una delle sue caratteristiche. È importante che si tratti di persone trasparenti, non discusse».
Chi si candiderà in Regione non si potrà candidare in Parlamento. Anche in Lombardia?
«Non condivido l'incompatibilità tra politiche e regionali. Più parlamentari si candideranno in Regione e più consenso porteranno al partito, soprattutto se si tratta di ex ministri ed ex sottosegretari, figure di rilievo. Spero consentano un po' di deroghe per la Lombardia».
Vuol dire candidare tutti i big in Lombardia?
«Io candiderei Roberto Formigoni, Maurizio Lupi, Mariastella Gelmini, Paolo Romani, Luigi Casero, Daniela Santanché, Giacomo Caliendo, Laura Ravetto. Tutti coloro che hanno svolto funzioni di rilievo. Daremmo un segnale di partecipazione».
Non crede che la gente la vivrebbe come una presa in giro?
«No. Sarebbe un gesto di generosità e disponibilità».
Lei personalmente dove si candiderebbe?
«Vorrei proseguire l'esperienza in Senato. Ma se mi chiedessero di impegnarmi anche in Regione, non esiterei».
E solo in Regione?
«Perché mai, scusi? Ma non ho obiezioni».
Albertini si candida anche al Senato. Se l'aspettava?
«Si sceglie il paracadute. Probabilmente non rimarrà in Regione.

Se fosse un uomo coerente, dovrebbe lasciare subito il Parlamento europeo, dove è stato eletto nel Pdl, e scegliere la strada del consigliere regionale. Se perde, dovrebbe rimanere a fare opposizione».
Perché la doppia candidatura va bene per i big del Pdl e non per Albertini?
«Mi scusi, ma Albertini si candida da governatore. Non da consigliere».

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