Per festeggiare la nascita del Blue Note di Milano, ormai 12 anni fa, fu invitato Armando Chick Corea, uno dei pianisti più significativi e controversi del jazz moderno. Corea ha sempre mantenuto un rapporto speciale con il jazz club milanese, e stasera e domani torna a rinsaldare questo legame con quattro spettacoli (due per sera, alle 21 e alle 23.30) insieme a The Vigil, la band che lo accompagna dal 2013 e che comprende Tim Garland ai fiati, Charles Altura alla chitarra, Hadrien Feraud al basso e Marcus Gilmore (nipote del glorioso Roy Haynes) alla batteria. Non che questa band impedisca a Corea di viaggiare da solista o con altre formazioni nei più svariati rivoli di jazz e dintorni. Del resto lui è noto per essere eclettico... Non a caso la sua tumultuosa vena creativa nasce da una duplice radice: quella classica e contemporanea (da ragazzino ha preso lezioni di pianoforte da un maestro italiano) e quella propriamente jazzistica insegnatagli dal padre, trombettista e bandleader, che gli faceva ascoltare i suoni di Bud Powell, Charlie Parker, Horace Silver.
Il che vuol dire per Corea dedicarsi ai suoni classici, alla stagione informale del jazz e ai suoni neolatini, poi opportunamente rivisti attraverso l'esperienza con Miles Davis. È difficile raccontare le mille pieghe della carriera di Chick Corea, dotato di una preparazione tecnica perfetta e di un incredibile controllo del linguaggio e conosciuto soprattutto per la sua storia nell'ambito della fusion e del jazz rock. Però lui è questo e molto altro. Ha composto un «Piano concerto» e String Quartet N.1, la sua prima opera per orchestra d'archi senza pianoforte, senza dimenticare il suo classico Spain, ria dattato dalla London Philarmonic Orchestra Orchestra. Certo i momenti di maggior successo e creatività li ha raggiunti quando, chiamato dal batterista-bambino Tony Williams, militò nella meravigliosa band di Miles Davis (sostituendo Herbie Hancock, con cui continua un proficuo rapporto di amicizia e collaborazione, si sono esibiti insieme anche l'estate scorsa in Italia) lanciando il piano elettrico (il Fender Rhodes) e partecipando a dischi fondamentali come In a Silent Way e Bitches Brew. Nel 1971 però Corea abbandona il florido mondo del jazz rock e si dedica all'avanguardia con la band Circle che comprende Anthony Braxton, Dave Holland e Barry Altschul e pubblica il suo audace album Piano Improviosations Vol.1. L'anno successivo poi torna alla fusion con i Return To Forever in cui milita il dinamico bassista Stanley Clarke (la settimana prossima a sua volta al Blue Note con la sua band) e personaggi come Joe Farrell, Airto Moreira e la cantante Flora Purim, componendo alcuni dei classici del genere come il citato Spain, 500 Miles High, You're My Everything. (Nel frattempo anche Wayne Shorter e Joe Zawinul, lasciato Davis si sono gettati nel jazz rock alla guida dei Weather Report).
Return to Forever sarà un marchio che Corea riporterà più volte in vita anche negli anni Duemila, alternandolo alle sue Acoustic (splendida) ed Elektric (un po' più scontata) Band.
Continuerà così a sperimentare e a provare nuove strade (bellissimi i duetti dal vivo con il nostro Stefano Bollani) passando per opere interessanti come il suo recente ritorno al «piano solo» con Solo Piano: Portraits, dove basandosi sull'improvvisazione ricostruisce alcune figure leggendarie del jazz e la personalità di alcuni spettatori che chiama sul palco mentre suona.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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