L'assessore Majorino deve passare alle minacce con un governo amico per avere un supporto nell'emergenza profughi («chiuderà i centri di accoglienza e farò dormire i bambini per strada se il governo Renzi non affronta la questione») e prende una doppia bastonata sul Cie di via Corelli. Il centro di identificazione ed espulsione era stato chiuso a fine 2013 per i lavori di ristrutturazione, necessari dopo l'ennesimo incendio innescato dai clandestini ospiti in attesa di essere rimpatriati. Da inizio anno l'assessore al Welfare si appellava a governo e prefetto perchè il Cie venisse definitivamente chiuso e aprisse al suo posto un centro per gestire l'emergenza profughi, per accogliere clochard e persone in difficoltà. Non solo il centro è pronto a riaprire ed è stato rinforzato (nel senso che i nuovi materiali saranno a prova di fuoco, cambiate anche le sbarre alle finestre), ma al posto della Croce Rossa la gestione passerà alla Gepsa, la società francese che già gestisce tredici carceri private. Si è aggiudicata il bando giorni fa e dà una misura del regime di sorveglianza all'interno della struttura d'ora in avanti. «Già il governo continua a nascondere la testa, e a parte i fondi non programma i flussi dei profughi sul territorio nazionale, ma proprio nei giorni in cui l'emergenza è alta annuncia la riapertura del Cie che chiedevamo di poter usare per ospitare i richiedenti asilo. Una pessima coincidenza, la dice lunga sulla rimozione del problema a Roma». Sul modello di gestione interviene invece il consigliere di Sel Mirko Mazzali, che è anche presidente della Commissione Sicurezza e in prima fila nella richiesta di abolire il Cie: «Il centro affidato a una polizia privata francese che gestisce carceri? I Cie sono prigioni dove vengono ristrette persone che non hanno commesso nessun reato. Ma chiuderli fa perde voti, e quindi non lo si fa». Accanto al Cie comunque, ha confermato nei giorni scorsi la prefettura, è in fase di costruzione una seconda palazzina che sarà destinata all'accoglienza dei richiedenti asilo. Ma nessun dietrofront sul centro principale. Nei giorni scorsi sono intervenuti anche i sindacati per dire no alla riapertura.
Nel segno opposto, invece, andava la lettera firmata dai consiglieri comunali di Forza Italia al ministro degli Interni Alfano per chiedere alla Lombardia non venisse tolto l'unico centro di identificazione dei clandestini in attesa di rimpatrio.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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