Un furgoncino di trasporto medicinali è stato quasi preso d'assalto a Milano, davanti a due diverse farmacie, da alcuni clienti in attesa e particolarmente agitati. L'ansia per le mascherine sale, così come la penuria di questi dispositivi di protezione individuale che fino a un mese fa riposavano inosservati in fondo agli scatoloni e ora improvvisamente sono diventati il prodotto più ricercato d'Europa, se non del mondo, con fenomeni di speculazione e sciacallaggio. «La situazione è tragica - racconta Fabrizio Maroni direttore operativo di La Farmaceutica Spa - queste mascherine non si trovano assolutamente, neanche quelle classiche da infermiere. L'aumento della richiesta è incalcolabile, inimmaginabile. Noi ne vendevamo dieci cartoni alla settimana, da 50 pezzi. Adesso sono milioni i pezzi richiesti».
Il gruppo, con sede Varese, si occupa di commercio all'ingrosso di prodotti farmaceutici e fattura quasi 200 milioni di euro. E le mascherine che tutti comprensibilmente cercano, le FFp3, in tempi normali non sono neanche considerate un prodotto del settore. «Sono articoli che normalmente riguardano le società di pulizie, per esempio - racconta - e questa impennata della domanda sta generando casi di spaventosa speculazione, con personaggi che vogliono fare denaro facile. Ci sono mascherine vendute su internet a 60-70 euro, ed è vergognoso. Le autorità dovrebbero vigilare anche sui giganti del web». Il raffronto è presto fatto: «Una mascherina del genere fino a un mese fa costava 7 centesimi. Una confezione costava 3 euro e 50, massimo 4. Una farmacia poteva ricaricare fino a 5 e finiva lì. Quelle FFp3, normalmente costano 1 euro e 80 l'una».
I prezzi bassi che si trovavano in tempo di «pace» spiegano anche la difficoltà di approvvigionamento attuale dell'Italia. Prima che iniziasse la guerra al Coronavirus, i margini erano così esigui che nessun imprenditore trovava conveniente produrre questi dispositivi. E le mascherine arrivavano dall'estero: Polonia, Turchia, Cina. «Si tratta di un prodotto a basso profitto - spiega Maroni - Cellulosa ed elastico. Conosco un operatore che aveva abbandonato la produzione proprio perché la Cina, con i suoi volumi, soppiantava tutti. Ebbene, ora ha riattivato le macchine che aveva spento 12 anni fa. Ma è dura, che capacità puoi avere?».
Le FFp3 in parte si producono anche in Italia, per esempio a Saronno. Ma la richiesta ora è drammaticamente superiore all'offerta, anche perché in teoria le mascherine durano un giorno al massimo. La Regione ora si è messa in testa di riorganizzare una produzione nazionale lombarda. «Mi auguro che sia possibile - dice Maroni - e trovo giusto che siano le autorità a controllare la vendita e la distribuzione. Ora ci contattano anche dall'estero. Prima sarebbe stato facile prendere un aereo, vedere la merce e fare il bonifico. Ora sono prezzi assurdi e nessuno riesce a vedere la merce, però chiedono pagamenti anticipati. E non sai con chi hai a che fare, se è un interlocutore serio. Chi sono?».
La Farmaceutica Spa ha una quota di mercato dell'8 per cento in Lombardia e del 15 in Piemonte e controlla 55 parafarmacie. E la situazione è critica anche nel settore farmaci. «Nei giorni in cui si c'è stata la avvisaglia delle chiusure, gli episodi di panico hanno indotto qualcuno a fare incetta anche di medicinali, per pararsi in caso di eventuale penuria, fare scorta insomma. Ma in realtà problemi non ce ne sono». Si è parlato della possibile difficoltà di trovare antipiretici, ma tenuto conto dei generici, un allarme non c'è e il settore farmaceutico non sarà fermato in ogni caso. Però il quadro è delicato. «Dobbiamo stare attenti alla possibile difficoltà di approvvigionamento e a un irrigidimento dei trasporti - dice Maroni - Molti principi attivi arrivano da India e Cina. Se c'è un rallentamento, allora può determinarsi una difficoltà con le merci. Abbiamo parlato di questo scenario.
Alcuni magazzini sono a Brescia, Bergamo, Lodi e Cremona e poi c'è il tema della filiera. Dove si interrompe? Ci sono imballaggi, etichette, bugiardini scritti con l'inchiostro sulla carta, la filiera è lunga. Ora stiamo lavorando tutti, ma se si ferma una cartiera? Bisogna fare attenzione, è complesso».
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