Cronaca locale

Così Laura "incanta" la Scala: primo violino a soli 29 anni

Marzadori confermata come spalla della Filarmonica : "Entro in teatro e vedo bellezza. Tra i maestri sto bene"

Così Laura "incanta" la Scala: primo violino a soli 29 anni

Le prime volte agli spettatori appena entrati in platea e in «piccionaia» deve essere sembrata una novità non da poco. Come spalla dell'orchestra della Scala una ragazza bella e sorridente, appariscente, biondissima, vestita elegante atelier Eme, come una pin up. «Perbacco, dove siamo arrivati...», avrà bofonchiato qualcuno abituato a vedere maestri in scuro e seriosi. «Ma il mondo cambia...», forse la risposta delle sciure più benevole della fila. Già, proprio così: in primissimo piano sul palcoscenico alla sinistra del maestro Riccardo Chailly ora siede un primo violino donna tra i più giovani d'Italia; è già questo è un piccolo primato. Poi Laura Marzadori, 29 anni, bolognese, come dimostrano le foto, è una che non passa inosservata un po' a tutti. Si dirà: la solita storia, la «bella di turno» spuntata dal nulla. Eh no cari maligni, non è proprio così: già allieva anche di Salvatore Accardo, oltre ad avere un curriculum che dà il capogiro (con riconoscimenti e primi posti ai concorsi), ha superato una durissima selezione per aggiudicarsi il ruolo che attualmente ricopre al Piermarini (insieme alle altre due spalle Francesco Manara e Francesco De Angelis). «Le prime volte che sono entrata in Scala? - fa eco al telefono la giovane virtuosa - Beh, sono rimasta incantata, ho visto storia e bellezza. Dopo diversi concerti mi sento più a casa, questo teatro è un luogo meraviglioso». Fotografia di una carriera.

No, non deve essere stato facile per lei farsi strada in un mondo di super-professionisti in quel luogo veterani e, almeno alcuni di loro, parecchio più grandi d'età. Non si è fatta spaventare però, anche se al principio... «Penso che a volte essere giovani e donne può essere un po' difficile quando entri in un ambiente nuovo e devi ricoprire un ruolo importante - spiega - Qui però, superata una fase iniziale da considerare fisiologica, le cose sono andate via lisce. Io e i miei colleghi ci siamo conosciuti, è scattata la stima reciproca e poi buoni rapporti». Parlando di musica tra i suoi autori preferiti ci sono Beethoven, Shostakovich e Mahler. Alcuni li esegue pure da solista, attività che svolge parallelamente all'orchestra con grande entusiasmo. Spesso utilizza violini che sono veri e propri «tesori», come il «Serafino» del 1700 che, come altri strumenti, le è stato affidato dalla Fondazione Procanale.

«Il rapporto professionale con i direttori per me è molto prezioso - ci tiene a sottolineare - ho imparato molto e continuo a imparare dal Maestro Riccardo Chailly, ma anche da Chung e da Gatti, ricordo Barenboim». Già, Chailly: è stato proprio a lui a confermarla, «ci siamo subito trovati in sintonia - dice - Penso a quando ho suonato nel 2015 Turandot di Puccini per l'Expo». Il ruolo di Laura, come quello dei suoi pari primi violini (che ricoprono la posizione a turno, ndr) è tutt'altro che facile: «Noi spalle facciamo da tramite tra il direttore e l'orchestra, dobbiamo cogliere l'intenzione di chi è sul podio. E quando lavoriamo per l'opera dobbiamo tenere l'attenzione e l'orecchio puntati su diverse situazioni; l'orchestra stessa, il direttore, la scena e i cantanti». Ma oltre alla musica che cosa c'è nella sua vita? «Mi piace molto la moda - riferisce divertita - le creazioni di Gucci, le borse di Chanel e ancora Valentino». Quando può va al cinema col fidanzato, «l'ultimo film che mi ha appassionato È La forma dell'acqua». Ha scelto di vivere fuori Milano, lei che è romagnola e ama «una città un po' di più a misura d'uomo». Ammette che Milano è una metropoli «che dà tantissimo, ma ho trovato un posto come Robecco che fa per me». I suoi genitori sono rimasti a Bologna, papà Maurizio è antiquario («sta facendo una mostra bellissima alla Triennale», far sapere), mentre mamma Simonetta è un fisico nucleare.

«Il miei obiettivi? - conclude Laura Marzadori - sicuramente continuare a migliorare e riuscire a conservare, anche come musicista, freschezza e spontaneità».

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